mercoledì 21 giugno 2023
Ilvano Prostrati di Zocca, sull’Appennino Modenese, è famoso per le Crescentine, che la tradizione vuole cotte nelle tigelle, i piccoli cerchi di argilla incandescenti che cuociono un impasto di farina, acqua, latte, sale e lievito. Per tutti sono le Tigelle, avendo mutuato dallo strumento di cottura il nome. Domenica a pranzo con i coniugi Prostrati, ho avuto in dono quel Nocino che producono dopo la raccolta delle noci nella notte di San Giovanni. Tradizioni che ricordano il rispetto di un ordine con cui la natura si presenta, ancora più nella giornata odierna che coincide con l’inizio dell’Estate, il Solstizio, ovvero il dì dell’anno con più ore di luce. Che è il giorno della rinascita, secondo la tradizione, dacché in agricoltura è anche un momento di semina (carote, fagioli, finocchio, sedano...) e raccolta, soprattutto di erbe spontanee. La coltivazione della terra ha dunque sempre fatto riferimento ai cicli della natura, ma anche della luna su cui i contadini per diversi secoli hanno organizzato la loro attività, codificata anche nelle ampie comunità monastiche d’Europa. Siamo dunque eredi di questa grande storia di rispetto, che tuttavia oggi si trova a combattere con l’impoverimento dei suoli. Adriano Zago, classe 1977, agronomo ed enologo, è uscito con il suo “Manuale di Viticoltura biodinamica” (TerraNuova) prefato da Carlo Petrini, che torna sul tema di una pratica che sbrigativamente un certo mondo scientifico ha bollato come superficiale, quando non avulso da approcci magici ed esoterici. E dove sarebbero? Mi sono chiesto mentre sfogliavo le pagine del libro di Adriano, dove si parla di preparati di achillea, camomilla, ortica, tarassaco e valeriana. E poi di pratiche come il sovescio e l’uso del compostaggio fino alle oche e pecore in vigna per combattere le erbe infestanti. L’agricoltura biodinamica resta un metodo agricolo per produrre attraverso la fertilità della terra, spesso deturpata dall’uso di fertilizzanti e sostanze chimiche dispensate per troppo tempo, senza mai chiedersi dove si stesse andando. Una pratica che dunque riguarda l'interezza dell’esperienza agricola, che parte dall’ambiente considerato nel suo insieme e arriva all’uomo e alla necessità di salubrità: di ciò che mangia e di ciò che respira. Leggo i nomi delle aziende che Zago cita e sono decine: fanno vini straordinari, le conosco quasi tutte. E di esoterico credo ci sia solo il pregiudizio indotto da interessi oscuri. Speriamo allora che questo manuale metta in guardia chi governa: diffidare dai giochi di potere e guardare sempre alla verità delle cose. © riproduzione riservata
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