mercoledì 9 marzo 2011
Domenica ("Giornale", p.1) "Cucù", rubrica di Marcello Veneziani: «Idee regalo per Benedetto XVI da un suo "collega"» Leggi e lo trovi scritto per riempire un vuoto, ma lasciandolo vuoto. Eccolo infatti tra l'ironico e lo scanzonato: «A Roma, alle spalle di casa mia c'è un austero negozio" Vende abiti talari (e) da qualche tempo ha un'inquietante vetrina con un completo da pontefice», ma poiché «di Papi ce n'è solo uno alla volta, mi chiedo chi sia l'acquirente. Chi si va a comprare un abito da Papa?». Seguono altre due colonne di varie facezie, con annuncio finale: «Il giorno seguente " sic, incongruo rispetto al «da qualche tempo» iniziale, ndr " non ho visto più in vetrina l'abito papale. Sarà passato Benedetto XVI con la papa mobile e, approfittando dei saldi, s'è fatto un ricambio?». Celiando così, fino alla fine. Ovviamente legittimo, ma anche molto infantile: forse solo un mezzuccio per riempire lo spazio, prima vuoto di scritto, dopo vuoto di buon senso. Capita spesso, per esempio su "Repubblica" (2/3, p. 59) tale m'è parso un brano di libro/dialogo su Giuda, in cui l'illustre Gustavo Zagrebelsky ricicla come nuovi pensieri già bimillenari sulla tragica avventura del "traditore", elogiandolo però per la «mancanza di esibizione» e contrapposto a Giovanni «grande vanesio»! Ancora legittime opinioni, qui messe in pagina solo per pubblicità del libro. Altri vuoti? Spesso quelli di chiarezza. Ieri per esempio su "Europa" Giuseppe Fioroni in contraddizione totale ma non rilevata col condirettore della testata Federico Orlando sul fine vita, e stesso tema in prima su "La Stampa" con squillante annuncio del professor Veronesi: «Io ho fatto il testamento biologico»! Sai che scoperta... speriamo non gli serva: sia un testamento a vuoto!
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