giovedì 5 marzo 2015
«Scuole, la riforma slitta ancora. Bonus per le private»: ieri titolone di apertura su “Repubblica” (p. 1). Spontaneo abbinamento col titolo che trovo qui (p. 14) per l'omelia di Francesco a Santa Marta martedì: «Scaltrezza e ipocrisia, ecco la finta della santità». Con piccolo cambio, perfetto commento a quel titolone: «Scaltrezza e ipocrisia, ecco la finta della laicità»! Infatti, per legge vigente da 15 anni, le scuole paritarie non sono più solo “private”: se “paritarie” sono parte del “pubblico” sistema d'istruzione. Ma, se si prendesse atto della legge, la polemica si affloscerebbe: aiuti pubblici alla scuola “pubblica” anche “paritaria”? Mai! Talmente fissa, quest'ipocrisia travestita da laicità, che non si esita neppure a metterla ripetutamente in prima pagina. Eppure fin dal 1947, alla lettera e già nelle spiegazioni immediate della Costituzione, è chiaro che non si ha diritto a finanziamento pubblico statale per l'«istituzione» delle scuole non statali, ma la cosa – nero su bianco – «non esclude» affatto aiuti pubblici per il loro funzionamento, una volta che anche esse, per legge e a precise condizioni severe e da rispettare sempre, svolgono un servizio pubblico. Tutto qui, e scritto ovunque. Già così in tanti Paesi, tra cui la laicissima Francia: tranquillamente. Da noi no! Ci sono sempre quelli che stanno ancora sulle barricate immaginarie di un '68 diventato meschino, ridotto ad apparente difesa di una realtà, la scuola pubblica statale, che pure patisce molti guai, ma molti di più gliene piomberebbero addosso se questo strano ritardo in teste poco lucide diventasse efficace con la chiusura di scuole che già oggi, con finanziamenti spesso solo ridicoli rispetto a quelli per le statali, fanno risparmiare allo Stato 6,5 miliardi ogni anno. È il ridicolo ipocrita della “finta laicità”!
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