sabato 8 agosto 2015
Sul "Fatto" – 4/7, p. 13: «Il Papa, Padre Pio, gli ultramoderni» – Marco Marzano stupi(t)o si chiede: «Chi è Francesco? Che idea di Chiesa ha davvero in mente? Proprio vero che è progressista?». Lui dopo due anni e mezzo affoga nell'incertezza perché al Giubileo «per volontà di Francesco le spoglie di Padre Pio saranno esposte nella Basilica di San Pietro per un'intera settimana». Smarrito: «Com'è possibile che l'autore della Laudato si' (…) abbia preso una decisione del genere?». Risposta modesta a domanda stupi(t)a: quell'«autore» è uomo, prete, vescovo e successore di Pietro, si chiama Francesco, come quello che portava sul suo corpo i segni della Passione, e quei segni – visti e testimoniati per decenni da tanti – Padre Pio, discepolo di san Francesco li portava anche lui. Tanta gente gli va dietro. Questo Marzano e altri non lo hanno capito ancora, con grave danno proprio, e quindi non capiscono come mai un popolo di tanti popoli ha amato e ama ancora Pio da Pietrelcina. Marzano scrive che al santo cappuccino la gente si avvicinava dopo un «fallimento»: leggersi è prendersi sul serio. Dall'alto di un manifesto razzismo culturale, il sociologo parla deluso, arricciando il naso, della «spiritualità rurale» che spiega san Pio, e poi stupisce i Marzano se pensano a questo... sorprendente Francesco. Ho incontrato spesso, in anni lontani, un uomo che ha fatto sorridere tanta gente, in tv, in coppia con un certo Walter Chiari: si chiamava Carlo Campanini, amava Padre Pio, ma non pareva molto «rurale» e «antimoderno». E un coltissimo preside di Scuola statale, padre di uno dei più noti giornalisti italiani, che san Pio accolse rispondendo, ancora prima che egli parlasse, alla domanda vitale con la quale era arrivato da lui all'insaputa di tutti. Rurale e antimoderno? No: tagliente di spocchie altrui.Pausa estiva per la rubrica. L'appuntamento con i lettori è per il 27 agosto.
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