sabato 2 dicembre 2023
Muore Kissinger (tutte le citazioni sono di ieri, 1/12) e i quotidiani si kissingerizzano, facendosi diplomatici, misurando sostantivi, aggettivi e pure i verbi, magari sbagliandone il tempo come nella sintesi del “Fatto”: «È morto Kissinger a 100 anni. Per decenni, a furia di guerre, golpe, trame segrete, era sembrato il peggiore di tutti. Ora siamo così ridotti che pareva il meno peggio». Forse era meglio «pare», al presente. La moderazione regna sovrana a destra e pure a sinistra. “Corriere”, “Repubblica” e “Libero” hanno il titolo identico: «Il secolo di Kissinger», per il primo «l’uomo dei presidenti», per il secondo «l’uomo che sussurrava ai presidenti Usa», per il terzo «fabbro del potere». Consueto gioco di parole per il “Manifesto”: «Il secolo greve». Cercano assonanze con i grandi del passato due quotidiani agli opposti estremi. La “Verità”, impegnata con “Panorama” nell’offensiva contro Bergoglio e Zuppi, non mette nulla in prima; a pagina 17 Kissinger è «Il Machiavelli americano». Niente in prima neppure “Domani”; a pagina 10: «Il Metternich della globalizzazione». Le ombre non sono taciute ma nessuno calca la mano. Massimo Gaggi (“Corriere”): «Condannato da chi lo bolla come l’anima nera di una politica estera condotta senza scrupoli dagli Stati Uniti in America Latina e nel Terzo Mondo». Replica idealmente Alberto Simoni (“Stampa”): «Diceva Heinz Alfred Kissinger, Henry per gli americani: “Uno statista non può scegliere fra il bene e il male, ma solo fra diversi gradi di male”». Ma sempre sulla “Stampa” Stefano Stefanini non esita a usare la parola “capolavoro”: «Il capolavoro dello statista che legò il destino di Pechino a quello degli Stati Uniti». Molto simile Giovanni Castellaneta (“Giornale”): «Un Machiavelli contemporaneo che intuì in anticipo l’ascesa della Cina e il multipolarismo». Figura sfumata, molto sfumata. E ognuno aggiunge un colore. Salvatore Cannavò (“Fatto”): «“L’America non ha amici o nemici permanenti, solo interessi”. Il filo rosso dei suoi 100 anni è racchiuso in questa frase: gestire, nei momenti più difficili, l’egemonia Usa nel mondo». Epitaffio di Gigi Riva (“Domani”): «Kissinger ha segnato più epoche. Ma il prolungato esercizio di potere ne definisce l’importanza. L’importanza non è sinonimo di grandezza». Riposi in pace. © riproduzione riservata
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