Tra eventi estremi e problemi logistici è stato un anno duro per l’agricoltura
domenica 31 dicembre 2023
Quello che si sta chiudendo non è stato certo un anno facile per l’agricoltura italiana; meglio, forse, è andata per l’agroalimentare tutto, soprattutto sul fronte delle esportazioni. Ed è davvero una fotografia in parte a colori e in parte in bianco e nero quella che può essere scattata del vasto, importante e variegato sistema che porta gli alimenti dai campi alle tavole italiane e di tutto il mondo. Si tratta di un’istantanea che dice tutto non solo della complessità dell’agroalimentare nazionale, ma anche della sua fragilità. Temi affrontati più volte, che però è importante riprendere in chiusura d’anno. Solo qualche decina giorni fa, gli ultimi dati sul valore aggiunto agricolo si sono attestati sul -1,2% in termini congiunturali e sul -3,1% in termini tendenziali. Alla base di questa situazione i coltivatori diretti hanno indicato gli “eventi estremi” che avrebbero tagliato i raccolti. Ad aggiungere alle difficoltà climatiche altre difficoltà, ci si sono messi l’altalenare dei costi delle materie prime, dei trasporti, dell’energia, le incertezze dei mercati. Certo, occorre adesso attendere le statistiche del quarto trimestre del 2023 per comprendere fino in fondo quanto sia davvero profondo il deficit del settore agricolo strettamente inteso che, comunque, è alla base di una filiera ormai miliardaria che contende il primo posto ad altri settori economici. Stando ai calcoli Coldiretti, l’agroalimentare italiano dal campo alla tavola vede impegnati «4 milioni di lavoratori, 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio». Con orgoglio, i coltivatori dichiarano addirittura che «il cibo è diventato la prima ricchezza dell’Italia con la filiera agroalimentare estesa che sviluppa un fatturato aggregato pari a oltre 600 miliardi di euro». Numeri da capogiro ai quali si aggiungono quelli delle esportazioni. Sempre secondo i coltivatori, le vendite all’estero di prodotti alimentari nazionali avrebbero raggiunto in valore i 64 miliardi di euro: un traguardo conquistato anche grazie all’inflazione, ma che ha alla base anche una oggettiva competitività delle nostre produzioni. Eppure, come ben sanno gli osservatori attenti della filiera agroalimentare, non tutto è oro quello che luccica. Basta pensare ai grandi problemi della gestione idrica del territorio (non per nulla l’Anbi, l’associazione dei consorzi irrigui e di bonifica, non perde occasione per ricordare la necessità di forti investimenti), così come le difficoltà della logistica e dei trasporti e più in generale per la competitività diffusa della filiera (un tasto, questo, su cui battono pressoché sempre Coldiretti, Confagricoltura e Cia-Agricoltori italiani). Senza dire di situazioni particolari come quelle legate all’ortofrutta oppure al latte (l’Alleanza delle cooperative agroalimentari aderenti a Confcooperative, qualche tempo fa ha ricordato che in un anno solo in Alto Adige sono state chiuse 150 stalle e che altre 500 sono a rischio in Lombardia). Settore prezioso e fragile, dunque, quello agroalimentare al giro di boa dell’anno. Settore in cui convivono prodotti blasonati e altri anonimi, clamorosi successi e altrettanto clamorosi fallimenti. Una filiera per la quale, Europa e Italia stanno comunque cercando di fare molto. È notizia di qualche settimana fa il raddoppio (da 3,53 a 6,58 miliardi) dei fondi destinati all’agricoltura dal Pnrr. Fondi importanti destinati soprattutto al rinnovamento delle fonti energetiche ma anche alla valorizzazione delle filiere agroalimentari, alla ricerca e alla capacità di aggregazione e coordinamento delle azioni di mercato. Il governo, poi, ha aggiunto altri fondi come quello per le emergenze in agricoltura (100 milioni di euro per tre anni), oltre che, per esempio, una decisa azione di difesa delle denominazioni tipiche italiane. «Quest’anno – ha detto recentemente dil ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida – l’agricoltura avrà il massimo del sostegno economico mai registrato negli ultimi trent’anni. Il mondo dell’agricoltura dimostra di essere vivace e, con una struttura efficiente alle spalle». Speriamo sia davvero così nei prossimi dodici mesi. © riproduzione riservata
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