venerdì 5 luglio 2013
Ieri titolo denuncia su grande giornale: «Quegli 11mila euro di pasticcceria» (sic). Con 3 c! Un pasticcio quasi gratis: 1,20 euro! Può capitare, e non dico il peccatore. Ancora ieri, “Repubblica” (p. 33) grande pubblicità di “Micromega”: «Almanacco di libero pensiero: Ateo è bello»! Loro “almanaccano”, e chi s'accontenta… God! Ben altro pasticcio almanaccato su “Libero” (tutta p. 33). Stefano D'Anna rivela «La parabola evangelica del burattino fatto carne». Ecco: alla base del “Pinocchio” di Carlo Lorenzini (Collodi) c'è una sopraffina sintesi teologica del messaggio cristiano, anzi proprio cattolico! Si comincia da lontano, evocando i grandi delle lettere, da «Aristofane a Beckett», poi si annuncia la “scoperta”. In sostanza è «il Vangelo secondo Collodi». Voilà! La figura genitoriale è un falegname, «Geppetto, nome socievole di Giuseppe». Ha la parrucca gialla, come un'«aureola». Il tutto è la rivelazione «della nostra redenzione evoluzione… da burattino a uomo vero padrone del suo destino». Via così! È «l'eco di un messaggio universale» e in sostanza «l'avventura di Pinocchio, il romanzo per l'infanzia più letto del mondo, cela il più grande e audace testo mistico mai scritto prima». Tra l'altro quel «naso» che si allunga denuncia la nostra «inclinazione a mentire a noi stessi prima che agli altri». Dunque un «libro sacro», e perciò lo pseudonimo Collodi: conta la narrazione, non l'autore. Tu leggi e trovi che davvero manca l'autore, poi cardinale, Giacomo Biffi, almeno dal 1977, con il suo “Contro Maestro Ciliegia” (Ed. Jaca Book), tradotto in tante lingue, ristampato nel 2000 e ripreso in conferenze, interviste e altre pubblicazioni, per esempio “L'Osservatore Romano” (17/4/1999). Qui dunque proprio un brutto “pasticccio”. Giustificate le 3 “c”, ma che naso avrà, l'autore?
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