Torna “Masterchef” spaghetti western
venerdì 18 dicembre 2020
Le selezioni sono una battaglia. L'assaggio del giudice di fronte al concorrente è come un duello. Gli sguardi, con tutto il rispetto per il maestro Sergio Leone, sembrano quelli di Un pugno di dollari, anche se alla fine nessuno spara, ma in molti piangono, di gioia o di disperazione. Eppure stiamo parlando di un programma di cucina. Ci sarebbe da meravigliarsi se fosse uno fra i tanti. In realtà è il talent culinario per eccellenza: Masterchef, ripartito ieri sera in prima serata su Sky Uno con la decima edizione. Il meccanismo è conosciuto e funziona anche con alcune restrizioni causa Covid. Attraverso varie prove, dopo una prima selezione, alcuni aspiranti chef si sfidano ai fornelli sotto lo sguardo attento, a volte ironico, e il giudizio severo di tre giudici, nonché chef stellati. Nel caso specifico Bruno Barbieri, Antonino Cannavacciuolo e Giorgio Locatelli. Lo spettacolo è nelle loro mani, più che altro nei loro volti e nelle loro parole. Più che cuochi sembrano attori. Ognuno ha un ruolo. Ricorrendo ancora a un titolo cult del grande Leone potremmo definire la new entry Locatelli il buono e Barbieri il cattivo, anche perché quest'ultimo, fra i tre, è ormai la vera star televisiva tanto da permettersi un abbigliamento a dir poco originale. E poi è l'unico che i Masterchef se li è fatti tutti e dieci ed è libero ora da colleghi ingombranti come Carlo Cracco con cui ha condiviso le prime sei edizioni. Al posto del brutto, che non c'è, ci potrebbe essere il grosso, Cannavacciuolo, anche perché stando pure materialmente nel mezzo come postazione, a volte fa il buono, altre il cattivo. Insomma, Masterchef è un programma molto curato nella rappresentazione, a partire appunto dai giudici, che pone molta attenzione anche alla storia dei singoli aspiranti chef e quindi al fattore umano. La regia è attenta, segue una sceneggiatura. C'è poi un notevole lavoro in fase di montaggio. La musica gioca un ruolo importante assieme alla narrazione. La voce fuori campo è fondamentale ed è scritta in base al girato a conferma dell'importanza della post produzione, che sopperisce anche al problema di fondo di un programma di cucina: non potendo far sentire odori e sapori, tutto passa da vista e udito.
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