martedì 1 aprile 2014
Alla fine, per proteggerla, è intervenuto il tribunale dell'Onu. E Tokyo dovrà finalmente fermare le sue navi. La balena è un animale altamente simbolico a partire dall'antichità, Bibbia compresa. E importante per l'ecosistema globale. Ma i grandi cetacei che popolano i mari (ricompresi sotto il nome generico) sono da tempo a rischio di estinzione. L'epica della caccia al mitico Leviatano di un romanzo come «Moby Dick» di Herman Melville ha lasciato il posto alla prosaica realtà di mezzi umani potentissimi e scontri del tutto impari, con un processo industriale che minaccia di fare scomparire del tutto i maggiori mammiferi. Se dal 1986 è stata dichiarata una moratoria alla pesca, il Giappone vi si era piegato solo in parte, continuando a fare carniere nell'Antartico con la "copertura" della ricerca scientifica. Ieri la sentenza della Corte internazionale di giustizia dell'Aja, chiamata in causa da un ricorso australiano, la quale ha dato lo stop definitivo e inappellabile. Il governo di Tokyo, anche se «profondamente deluso», ha annunciato che ottempererà alla decisione, «in quanto Paese che rispetta lo Stato di diritto e membro responsabile della comunità internazionale».Soddisfazione del Wwf: «È una vittoria importante per gli sforzi di protezione, che permetterà di rispettare l'obiettivo di creare un "santuario" dell'Oceano Meridionale». E le balene "ringraziano".
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