sabato 26 ottobre 2013
Dolce Sicilia, la tua terra sa di storie antiche racchiuse nella memoria delle pietre corrose dal tempo. La tua gente ha il profilo dei Greci, dei Fenici, degli Arabi e dei Normanni, di tutti coloro che di fronte al gridare del vento che veniva dal mare si fermarono qui per la gloria e per la conquista. Vi lasciarono le spade, gli ori e le cattedrali e quel fascino che turba lo straniero quando respira il profumo d'arancio e l'odore delle solfare e del fiume salato che le attraversa. Hai seminato i tuoi confini di palme e di tesori d'arte quasi a nascondere, a chi non comprende il tuo parlare, quel timore che impedisce ai giovani di crescere nella loro stagione. È stato bello e difficile ieri parlare di fronte a trecento ragazzi delle scuole superiori di Caltanissetta. Interessante e impegnativo rispondere alle loro domande che richiedevano risposte oneste e semplici, prive di quelle parole abbellite da aggettivi accattivanti, che molti usano di fronte a un pubblico abituato, per cortesia, a battere comunque le mani. Non è giusto dare oggi illusioni sulla possibilità di una vita facile, necessario invece aiutare il mondo giovane a vivere questo momento di difficoltà con coscienza, con attenzione facendone cosa propria, perché meno si riceve, più ci si impegna alla ricerca. Il sacrificio accettato e usato come scalino per salire aiuta a fare i muscoli alla volontà e al coraggio. Portare esempi di rettitudine, di fatiche superate, di volontà di progetti da iniziare anche contro ogni prospettiva di riuscire a terminarli, usare la fantasia e saper sognare sono queste tra le virtù perseguite dai grandi della terra. Ed è proprio leggendo la storia dell'uomo nei momenti peggiori che qualcosa nasce di inaspettato e positivo, ma tutto richiede uno studio serio, un impegno personale, un desiderio e una volontà di vincere contro ogni impedimento. Mettere da parte la paura di non riuscire, essere certi della bontà delle proprie opinioni e dei principi che si sono scelti per la propria vita. Non è facile vivere in Sicilia, ma perché lasciare ad altri, che non la meritano, la rinascita di un nuovo popolo giovane e coraggioso, forte delle proprie capacità, difensore delle proprie libertà di scelta? Perché non prendersi per mano per essere più forti, lasciare andare l'individualismo che ha certo creato poeti e artisti, ma che la notte crea fantasmi e realtà che da soli non si possono affrontare. Guardandoti, Sicilia, tanto splendida nelle tue forme e nelle tue luci, verrebbe voglia di prenderti per le tue rocce, le tue colonne, il tuo vulcano e gridare: quando rinascerai come una dea dal mare?
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