Tecnica e futuro Criticità o vantaggi?
venerdì 16 aprile 2021
La globalizzazione ha creato un sistema di interazioni internazionali così strette e veloci, così poco controllabili, che gli eventi globali che possono verificarsi sono diventati più rapidi che in passato. Né i macroeconomisti né i geopolitologi sembrano in grado di prevedere con un rassicurante grado di attendibilità cosa prossimamente può succedere. Si tratta di scienze sociali che servono a capire più il passato che il futuro. Il guaio è che le sempre più idolatrate velocità e connessioni si presentano come uno dei pericoli più temibili. Ne è una prova immediatamente visibile la dimensione planetaria di problemi e tragedie di tipo sanitario, sociale e ambientale. Se planetari sono stati alcuni mezzi con cui affrontare la pandemia, è anche vero che i Paesi più ricchi e potenti hanno prodotto e usato tempestivamente i vaccini, mentre gli altri devono aspettarseli da chi li produce. Come era stato detto un quarto di secolo fa dal sociologo Ulrich Beck, esiste la globalizzazione ma dopo il declino degli stati nazionali come agente politico, non si è arrivati a istituzioni mondiali capaci di esercitare un governo mondiale. Nel frattempo l'opinione pubblica, i saperi, la conoscenza, il senso comune, la mentalità, le scelte e abitudini di vita sono materia modellata, se non creata, dai giganti del web. Il capitalismo digitale ha inventato e imposto macchine sempre più sofisticate e potenti che tendono a relegare nel passato l'umanesimo culturale, religioso, morale, scientifico e artistico. Stiamo regalando ai padroni dei media informatici la formazione, l'educazione dei nostri figli. Ma ogni volta che deleghiamo a un dispositivo automatico non solo la trasmissione ma anche forma e sostanza dei nostri contenuti mentali, perdiamo una quota della nostra libera facoltà di intendere e di volere. Nei lontani anni cinquanta si parlava ambiguamente di "civiltà delle macchine", ma già il geniale film di Chaplin Tempi moderni annunciava nel 1936 quasi tutto sul rapporto fra macchine produttive e esseri umani. Possiamo delegare alle macchine la gestione e il destino della civiltà e delle nostre forme di vita?
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