giovedì 1 maggio 2008
Serve, incrociare le dita? Sicuramente no, ma incrociare i dati sì, come in questi giorni. Due voti e due ribaltoni: dopo il primo a livello nazionale, l'altro ieri i dati di Roma erano su tutti i giornali. Ma c'erano anche quelli di una seria inchiesta mondiale su religiosità e conoscenza della Bibbia, che riferiti all'Italia appaiono insoddisfacenti, e lo sono, ma incrociati con gli altri forse servono a qualcosa. Leggo per esempio che non solo l'88% degli italiani si proclama cattolico " potrebbe essere un puro dato anagrafico ", ma anche, lo scrive anche "L'Unità" (p. 24) " e le cose cambiano " che «la sete di Dio non si estingue, e la Bibbia contribuisce a dare risposte a tante domande di senso», e che il 62% vorrebbe che essa, «prescindendo dall'ora di religione fosse inserita come argomento di studio nelle scuole». Non basta. Altro dato preciso: il 78% degli italiani «si sente protetto da Dio». E allora? Allora incroci i dati e ricordi che il primo presunto candidato pubblicizzato ovunque per il voto nazionale di una parte è stato un signore che non solo si proclama personalmente ateo " è libertà! " ma si impegna a proclamare sempre che chi crede in Dio è ipso facto "cretino", la Chiesa è solo un millenario imbroglio affaristico ed irrazionale e la scienza è come tale incompatibile con ogni religione, indisturbato per settimane, poi autoesclusosi per protesta fieramente "laica", ma sempre invitatissimo e pubblicizzato, quasi venerato come "martire" laico dell'intolleranza clericale. Tu incroci e capisci che sì, le ragioni sono state tante, ma che anche questi "dati" servono per capire. O no?
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