sabato 6 novembre 2010
Ci hanno rubato un'ora di luce. A Roma dove i tramonti lasciano nell'aria un colore rosa, come una polvere sottile che sembra il prodotto di un magico riflesso, oggi il cielo era grigio e aveva aperta un'ombra grande di tristezza su ogni cosa. Un solo chiarore freddo era rimasto sulla via dei Castelli, quasi a indicare una strada possibile per sfuggire alla malinconia. In alto, alla vista del lago si alza il paese di Castel Gandolfo e le ville pontificie. Un volume di cinquecento pagina, edito nel 2006 a Rovato, scritto con passione da Emilio Bonomelli che giorni fa si è voluto ricordare assieme a un gruppo di amici, porta il titolo: I papi in campagna. È frutto di una lunga ricerca nei secoli passati a incominciare dal primo viaggio di papa Pio II fatto per una vacanza nei Colli Albani. La storia segue pagina per pagina questi viaggi dei papi da Roma a Castel Gandolfo e descrive le distruzioni dovute alle guerre, le scoperte di antiche ville romane, di torri medioevali e i lavori di restauro di anno in anno sempre più importanti. Il racconto minuzioso fa risorgere figure di guerrieri, i colori delle corti, gli stracci dei poveri, ma anche la campagna fiorita, le greggi vicine ai rivi d'acqua. Un paesaggio che ritroviamo nelle tele del Cinquecento con i cortei di caccia e le cavalcate attraverso le paludi e le foreste. Emilio Bonomelli, nato nel 1890 a Rovato in provincia di Brescia, esponente del Partito popolare di Strurzo, perseguitato dal fascismo per le sue idee politiche, fu costretto a prendere la via dell'espatrio per qualche anno. Rientrato nel 1929 venne chiamato da Pio XI a dirigere le ville pontificie di Castel Gandolfo che il governo aveva ceduto al Vaticano. Un primo incontro con De Gasperi era avvenuto nel 1919 per le elezioni. Il secondo che diede il via a una lunga amicizia avvenne nel 1930 quando mio padre lavorava nella Biblioteca vaticana. Da allora incominciarono quelle visite domenicali nella casa di Bonomelli che furono per mio padre un sollievo dalle fatiche e una boccata di aria libera in mezzo a tante privazioni. De Gasperi e l'amico Emilio facevano lunghe passeggiate nei boschi di castagni e terminavano la giornata chiacchierando attorno al camino. Pioveva lungo il lago quando Mussolini dichiarò la guerra e i due amici colpiti dalla notizia rientrarono in casa camminando con gli ombrelli aperti, uno dietro all'altro in silenzio. Nel periodo clandestino mio padre cercò rifugio nella casa di Bonomelli dove rimase tre mesi. Poi la necessità di avere contatti politici lo condusse a cercare altri luoghi in città. Ma alcune sue lettere descrivono meglio di altre parole la loro amicizia e confidenza. Un'amicizia e una comunità di principi che dovevano durare tutta la vita.
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