sabato 12 agosto 2006
Lupus patinato. "Magazine" del "Corsera" (10/8, p. 63), didascalia con foto di calciatori in slip: "Sacro e profano, incenso e zolfo. Un brivido di trasgressione nel confessionale, questi sono" (segue nome di ditta famosa). Domanda: Sono sacri o profani Cannavaro & Co in mutande nello spogliatoio?" Leggi, ti chiedi cosa c'entri il dilemma "sacro o profano" e addirittura il "confessionale", e la risposta viene da sola: cosa siano quei 5 non si sa, e conta poco, certo la didascalia è proprio stupida! Altro settimanale, "Venerdì" di "Repubblica", ieri (p. 11): Giorgio Bocca, da tempo un po' amaro e spesso tagliente, ce l'ha con "le mode che uccidono la cultura" e ricorda che in un mondo in cui si legge sempre meno pare trionfare la moda di comici o attori un po' allegri che "leggono" testi famosi per folle ammirate e adoranti in visibilio per i versi mai letti, sì, ma anche perché il "lettore" ci straparla sopra di suo come un puledro imbizzarrito. Fa anche un esempio, Bocca: Benigni che legge Dante in piazza a Firenze e grida che "Dante è meglio di Shakespeare. Questi ha toccato tutti i sentimenti dell'uomo, ma non è entrato in ciascuno di noi come Dante, che ha sfiorato il divino, un divino virile non religioso, che non ha scritto la Divina Commedia perché Dio esiste, ma perché Dio esista". "Questo - conclude Bocca sconsolato - declama Benigni, e in migliaia lo applaudono". Che dire? Bocca ha ragione. Quel "divino virile non religioso" è un non senso, e quella conclusione sullo scopo del suo scrivere è solo una "giullarata", applaudita. Morale: leggi in proprio. Ridi meno, ma pensi di più.
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