sabato 17 settembre 2016
Ora si chiama Legge di Bilancio, fino allo scorso anno si chiamava Legge di Stabilità, qualche anno fa Legge Finanziaria. Ma nonostante l'incredibile mobilità lessicale, ne rimane ferma la sostanza: nell'era della "camicia di forza" europea sui bilanci nazionali, il provvedimento annuale del Governo è un sentiero stretto, tortuoso e politicamente insidioso. Non un'autostrada per il Paradiso del cittadino, più spesso un viottolo verso il Purgatorio: a causa del rapporto estremamente squilibrato tra bisogni potenziali – molto cresciuti nell'era della globalizzazione e della flessibilità – e risorse disponibili per investimenti, viceversa crollate da Maastricht in poi.In realtà, molto del successo politico e dell'efficacia tecnica della Legge di Bilancio si giocano sull'effetto-moltiplicatore: ovvero sulla capacità da parte del Governo di fare scelte che inneschino comportamenti virtuosi da parte dei cittadini e delle imprese, moltiplicando le risorse al servizio dello sviluppo, e che rendano la società più competitiva e più giusta. E (magari) riescano perfino a comunicare una nuova visione di società, in grado di mobilitare energie nuove.Passare dalla teoria alla pratica, in questo caso, è molto complicato. Ma sembra avere tutte queste caratteristiche lo "Student Act", annunciato due giorni dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Nannicini dal palco della Festa dell'Avanti. L'idea di fondo è quella di premiare il merito, sia degli studenti che degli atenei, per coltivare talenti che rischierebbero di non arrivare neanche ai nastri di partenza e strutture universitarie capaci di "produrre" eccellenza. In concreto, grazie al provvedimento i ragazzi appartenenti a famiglie povere – con ottimi voti alle scuole superiori ed eccellente risultato di maturità – otterrebbero dallo Stato borse di studio dal valore di 10-15mila euro in grado di coprire le spese universitarie: retta, vitto e alloggio. E il provvedimento premierebbe anche gli atenei migliori, destinando finanziamenti aggiuntivi a singoli Dipartimenti che si sono distinti come centri di eccellenza per la formazione e la ricerca.Dopo decenni di nobili e vacui annunci sul tema, lo "Student Act" – se adeguatamente finanziato – sarebbe il primo provvedimento utile a riattivare l'ascensore sociale in Italia. E comunicherebbe la visione di un Paese che cerca di offrire ai suoi giovani parità di chance formative. Perché il figlio dell'operaio, al momento della nascita, non abbia un destino sociale già scritto.@FFDelzio
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