venerdì 1 agosto 2003
Riflessi in pagina: eccessi o ritardi. "La Chiesa scomunica le veline". Strilla "Libero" (p.8), ieri. Mons. Antonio Riboldi ha ricordato l'ambiguità del mondo degli spettacoli che attira tante ragazze, mettendo in guardia dagli inganni. Articolo abbastanza corretto, pur rimasto addietro di qualche anno, quando Riboldi era ancora "vescovo di Acerra", ma il titolo è da circo. Eccesso di strillo. Eccesso di sorpresa, invece, sul "Manifesto" (29/7, p. 6): "A pranzo dai frati: l'Opera S. Francesco sfama 2500 persone". C. Pol. elogia la "mensa dei poveri più grande di Milano", che però è lì da 44 anni. Oggi se n'è accorto anche "Il Manifesto". D'ora in poi parlando di religione e di Chiesa saranno meno negativi? Vedremo. Eccesso di tutto, invece, sull'"Unità" (30/7, p. 28). Fulvio Abbate riporta l'elogio della castità fatto dal Dalai Lama scrivendo che lui prova "ammirazione", ci legge vero "altruismo" e per l'entusiasmo si "illumina come una lampada alogena", che però subito dopo scoppia. Si guarda dentro, ripensa ai suoi anni giovanili, ci trova tanta miseria - che descrive infierendo su se stesso anche troppo crudamente - e se la prende"con il Papa, e con le sue parole recenti di invito alla "castità" rivolte ai ragazzi in vista delle vacanze. Abbate scrive che a lui torna "l'ossessione" della "fornicazione", di cui pure non capisce il senso, e finisce con un mezzo insulto: "Santità, non abbiamo bisogno del suo coltello di luce". Si è sfogato, l'Abbate? Forse. Ma non ha capito. Totò gli direbbe: "Si informi!" Vedrà così la vicinanza tra le parole del Dalai Lama e quelle del Papa. Non è mai troppo tardi"
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