martedì 23 giugno 2020
Qui l'altro ieri (p. 25: «Habermas, Eco, Berger e la fede post-secolare») Cyril Hovdrun ricorda che nella nostra modernità la realtà detta genericamente “religiosa” – ripenso a un duro presagio di André-Marie Dubarle: «In religione la scienza fa il deserto!» – non solo non ha trovato la sua fine, ma in tante parti del mondo si manifesta in ripresa e attira l'attenzione anche delle culture più innovative. Finiti i tempi in cui “La morte di Dio” annunciata da Nietzsche veniva intesa alla lettera, e ieri (“Repubblica”, p. 1 e int.) l'editoriale di Ezio Mauro provoca con questo incipit: «Chissà dov'è oggi il Creator Spiritus (“dolce consolatore, acqua viva, fuoco amore, luce all'intelletto, fiamma ardente nel cuore, dito della mano di Dio”) che Benedetto Croce invocò l'11 marzo del 1947 nel suo unico discorso all'Assemblea Costituente». Chissà? Il titolo è “La lezione del dopoguerra”. Sconfitti, tra le tante macerie non solo materiali della guerra devastante e del ventennio di dittatura, si sentiva «la necessità di una specie di Pentecoste laica», e con l'apporto di tutte le energie ci fu una ripresa ammirevole... Naturale il passaggio all'oggi? «Impossibile ogni analogia... Usciti dalla fase più acuta di un'emergenza sanitaria universale, che riguardava la vita e la morte... Ma con il sistema istituzionale intatto nel suo carattere democratico»... E dov'è oggi il Creator Spiritus? Dov'è possibile pensarne la spinta? Per Mauro «va recuperato quell'insieme che oggi sembra perduto... perché siamo capaci di essere uniti solo nella paura»! E dunque? C'è qualche vera alternativa alla paura? Ecco “l'intreccio” a sorpresa! Stessa “Repubblica” ieri (p.24) titolo squillante per Enzo Bianchi: «Se l'alternativa è amare gli altri»! Fuga per eludere il problema? No. Amore è l'unico nome della fede che salva!
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