sabato 11 giugno 2016
«Stile di concretezza»: così qui (p. 3) giovedì la collega Falasca su Papa Francesco per «la riforma della Chiesa» meditando sul Giubileo dei preti. «Concretezza» e «riforma». La prima è Vangelo puro: «Il Verbo si è fatto carne». Tra le cose visibili che cosa è più concreto dell'umanità che nasce, vive e muore con l'annuncio della resurrezione «della carne»? «Riforma», poi, con quel “ri” iniziale che ri-conduce alla “forma” d'origine, quella voluta da Gesù di Nazaret e incarnata fin dall'inizio nella vita, parole e opere, anzi opere e parole dei suoi discepoli. Opere e parole: il libro degli Atti al suo inizio ricorda che Gesù «cominciò a fare e poi ad insegnare». E oggi? Tante pagine paiono attente alla realtà di questo momento di Chiesa, ma tante altre denunciano “tradimenti” e “infedeltà”, incarnati dallo stesso Papa. Ieri (Aldo M. Valli: “Foglio”, pp. 1 e 2) triste esempio di accuse alzo zero che con gelosia dottrinaria trascurano il vero “nucleo” del Vangelo “cui tutto si riconduce” in Mt. 25, ove Gesù in persona annuncia salvezza per coloro che magari non conoscendolo lo hanno “riconosciuto” nel prossimo – «lo avete fatto a me» – ma non per chi era sicuro di possederlo in esclusiva. È un “giudizio” troppo scomodo per chi vuole cullarsi su una eredità socio-culturale che da sempre si assicura l'esclusiva di malintesa «ortodossia» ripetendo “stili” severi solo in certi campi che concedono tutto allo “spirito” di un “tempo” lunghissimo sicuro che l'umanità è divisa in due da una “dottrina” pietrificata, con “dotti” rassicurati e protetti che tutto possono, e “indotti” non ricondotti in un recinto ideato per escluderli, ove la propria giustizia si sostituisce alla Misericordia, solo in astratto annunciata infinita. E per colmo lì, stesse pagine (9/6, p. 2) hai letto l'elogio di un libro gravemente sconcio usato apposta per uno schiaffo alla “chiesa” dell'“era Bergoglio”. “Foglio prodigo”! A quando la conversione?
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