«Stalkerware», la violenza digitale contro le donne
venerdì 26 novembre 2021

La battaglia contro la violenza sulle donne (e non solo) ha un aspetto anche digitale. Oltre alle molestie online e all'orrenda pratica del revenge porn (che consiste nel filmare di nascosto la partner nell'intimità per poi rendere pubblici i video in Rete per rovinarla) c'è un fenomeno meno conosciuto ma altrettanto pericoloso e criminale che risponde al nome di stalkerware.
Nella maggioranza dei casi i predatori sono uomini e le vittime donne ma il problema tocca tutti; anche coppie dello stesso sesso e in misura molto minore anche soggetti maschili presi di mira da stalker femminili.

Per mettere in atto la violenza il predatore installa sullo smartphone o sul computer della vittima un software spia così da permettergli di prendere il controllo della vita digitale della «preda» intercettandone le telefonate, le chat su WhatsApp (o su servizi simili), gli spostamenti e le attività sui social network o, in alcuni casi, anche attivando a distanza la fotocamera dei suoi dispositivi. Chi ne viene colpito di solito non capisce come il predatore faccia a invadere e spiare tutti i suoi spazi digitali e vive momenti di autentico terrore spesso accompagnati anche da molestie, aggressioni e ricatti. Momenti intimi della sua vita vengono infatti resi pubblici online allo scopo sia di terrorizzarla sia di screditarne la reputazione tra i colleghi di lavoro, gli amici e i parenti. Il tutto senza nemmeno dover spendere cifre elevate. Esistono infatti software spia che costano 10 dollari al mese.

Quando parliamo di stalkerware dobbiamo precisare che con questo termine si intende sia la pratica di “spionaggio” effettuata per avere il controllo della vita quotidiana di un individuo sia il software spia installato sugli apparecchi digitali della vittima.
Per fortuna dal 2019 esiste la Coalition Against Stalkerware che raccoglie società informatiche e associazioni che si impegnano a combattere questo abuso criminoso «purtroppo in crescita». «Con la diffusione del Covid-19 – si legge nel sito della Coalizione - si è registrato un aumento significativo dei rilevamenti di stalkerware in tutto il mondo».
L'esperta di sicurezza informatica Eva Galperin dell'Electronic Frontier Foundation (USA) ha denunciato che esistono ben 2.500 software spia e che solo alcuni antivirus sono in grado di riconoscerne almeno una parte.

L'altro giorno Kaspersky ha presentato il report Digital Stalking in Relationships. Si tratta di un sondaggio realizzato su 21.000 persone in 21 paesi, inclusa l’Italia, "con l’obiettivo di indagare sul loro atteggiamento in merito a privacy e stalking digitale nelle relazioni intime".

Secondo l'indagine, il 6% degli italiani ha ammesso di aver installato uno stalkerware sul dispositivo del proprio partner. L’8% ha invece sfruttato funzionalità di smart home per monitorare il partner senza il suo consenso.
Sempre secondo questa ricerca, il 74% degli italiani non è d’accordo con l’idea di installare un software di monitoraggio per spiare il partner. Purtroppo un allarmante 26% sostiene che, in alcune circostanze, sia normale e accettabile.

Ma come si fa a capire se si è vittime di stalkerware? La prima cosa da fare è dotarsi di un antivirus di qualità come quelli della Kaspersky (in prima fila nella coalizione che combatte questa piaga). Una volta scoperto il software spia nel proprio apparecchio, la mossa migliore è cambiare lo smartphone o il pc. Attenti però: prima di cancellare il software dannoso consultate un avvocato, cancellandolo infatti cancellerete anche le prove del crimine.
Quello della violenza informatica sulle donne è un tassello di un problema che, come sappiamo bene, è ben più grande ma dobbiamo fare tutto il possibile per combatterla. C'è un ultimo dato che dovrebbe preoccuparci: molte aziende che sono state accusate di vendere software spia contro le donne, li stanno proponendo «pari pari» ai genitori per spiare le vite digitali dei figli, dispensando anche consigli per aggirare la legge.

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