sabato 8 ottobre 2016
Stimoli opposti, e forse utili: due pagine e una comprensione inattesa. Mercoledì (“Repubblica”, p. 36: «Crociati. Il mito millenario della guerra santa da cui nacque l'idea di Occidente») Gad Lerner – sulle guerre di religione che hanno insanguinato la storia e sul rischio che oggi torna di fronte al «terrorismo di matrice islamica» – scrive che «lo spirito di crociata volteggia ancora sul mondo contemporaneo». Un'evidenza! Pagina seria contro ogni «crociata», ovviamente anche alla rovescia come «spirito» di jihad islamica. E per caso lo stesso giorno su “Libero” trovi su due pagine (24-25) «La battaglia di Lepanto», e qualche nostalgia del momento nel quale le armate cattoliche impedirono all'islam «il dominio del mondo». Due pensieri opposti, e tu pensi all'oggi della Chiesa: lo stesso giorno papa Francesco all'Udienza ha parlato del suo recentissimo viaggio nell'Oriente caucasico, tra ortodossi e islamici, e nello stesso pomeriggio accoglie in preghiera i vertici della Chiesa anglicana a San Gregorio al Celio. Contrapposizione? No! Dialogo, rapporto vivo che in ambedue le occasioni si fa – senza confusioni – anche preghiera comune. Un metodo. Il vero metodo di questo papato. Quando Francesco scrive, e lo ha fatto subito (EG. n. 222 e ss.) che «il tempo è superiore allo spazio», afferma che ciò che conta è la relazione, il processo di compartecipazione con l'altro, non il dominio di ciascuno che lo difende difendendosi dall'altro. Il tempo è rapporto, lo spazio è anche limite... Forse è il metodo che porta alla «Chiesa in uscita», al ministero del vescovo insieme alla comunità, al dialogo e alla preghiera comune con i “fratelli” che una volta si dicevano “separati”, a «l'ospedale da campo» in cui le ferite si curano condividendo, camminando, discernendo, accompagnando e così via... Stimoli diversi, ma preziosi!
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