sabato 7 aprile 2018
Spunti mirati diversi. Ieri in pagina Marcello Pera torna ad accusare papa Francesco: «Troppa politica, poca dottrina»! Lui, come altri suoi colleghi in cordata “anti” visti qui anche di recente, sostiene che «mai parla di Dio, sempre dell'uomo» e dintorni. E allora fai la cosa più semplice: rileggi l'udienza di mercoledì, tutta sull'Eucarestia: «Diventare uomini e donne eucaristici significa lasciare agire Cristo nelle nostre opere, che i suoi pensieri siano i nostri, i suoi sentimenti i nostri sentimenti… È questa la santità: fare come ha fatto Cristo!» Troppa politica e poca dottrina? Che lo pensino, falsificando, “atei” per vari motivi e occasioni fattisi “devoti” è possibile, ma che a essi si uniscano uomini di Chiesa e credenti che di catechismo e doni dello Spirito Santo dovrebbero sapere e anche “assaporare” qualcosa, è brutto segno. E invece eccoli intestarditi sul passato di questa nostra Chiesa che però anche oggi, per grazia di Dio, è presente e resta seme di futuro. Non hanno ancora “digerito” il Vaticano II, o lo hanno “rigettato” da sempre. Non si sono accorti che proprio il Concilio, da papa Giovanni e Paolo VI in poi ha cambiato lo sguardo “cattolico” sul «mondo» inteso come quello «tanto amato da Dio da dare il Suo Figlio per esso» (Gv. 3), quindi non ostacolo e rifiuto dell'annuncio, ma àmbito e condizione ove esso deve collocarsi per essere ascoltato e percepito, “evangelo” per presente e futuro, non per un passato contro presente e futuro. Pensarci su può, a prima vista, apparire troppo schematico, ma forse è tutto. Francesco parla spesso dell'«occhio di cristallo» che apre la via al cammino nella luce dello Spirito Santo. E quindi debbono superarsi certi rifiuti spesso saccenti, detti liberamente “laici” o anche autoproclamati “cattolici”, in esclusiva, e in contrapposizione al successore di Pietro. È tempo di camminare insieme.
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