giovedì 10 novembre 2011
«Posso aver fallato» come Renzo Tramaglino, ieri evocato su "Repubblica" (Cronaca romana, p. XIV), ma a sorpresa proprio ieri non trovo in pagina mancanze di rispetto per la religione, o forse una, come di rimbalzo, ove leggo ("Corsera", p. 6) che qualcuno ha detto «Capitò pure a Gesù«, e parlava di tradimenti. In tema parareligioso ancora il "Corsera" (p. 44), ottimo, ricordava don Luigi Sturzo, grazie al quale – leggo – «i cattolici ritornarono nell'agone politico». Qualche sintonia con l'oggi, forse. Niente antireligione persino sul "Fatto", ed è una notizia. Di ripiego allora segnalo che su "Repubblica" (pp. 58-59) Roberto Esposito parla ampiamente del grande antropologo René Girard che in dialogo col teologo Wolfgang Palaver espone il suo pensiero sulle religioni e toccando il grande tema del "sacrificio" ricorda – lo fa da decenni – che prima nella religione ebraica e poi in quella cristiana la sua concezione è rovesciata rispetto alle religioni inventate dagli uomini: il Dio di Abramo non chiede più sangue e sacrifici umani – tra parentesi: qualcuno lo farà notare al buon Mancuso che, ultimo libro (pp. 174/175), pare non averlo ancora capito? – e poi il Dio rivelato e donato in Gesù non solo non chiede sacrifici, ma Egli stesso si offre alla violenza umana come vittima che apre la porta alla giustizia, alla solidarietà e al superamento di tutto ciò che umilia l'uomo, «immagine somigliantissima» di Dio stesso. È sostanza della Scrittura. Purtroppo è facile prevedere il ritorno, anche su "Repubblica", di nuove filippiche, magari opera di qualche "antropologo" della casa, contro la barbarie del sacrificio di Abramo e della Bibbia intera. È la stampa: niente bellezza!
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