giovedì 8 maggio 2008
«Chi manovra i microchip del peccato»: con questo titolo ieri su "La Stampa" (p. 33) il sig. Javier Cercas inventa e ride da solo. Parte da un pamphlet spagnolo di 317 pagine di improperi contro la Chiesa cattolica e poi di suo aggiunge 80 righe raccontando che «qualche settimana fa la Chiesa ha lamentato la scarsità di peccati mortali e ne ha annunciato il lancio di un nuovo pacchetto», perciò «d'ora in poi è peccato usare droghe, accumulare eccessive ricchezze, inquinare l'ambiente, fare esperimenti genetici sospetti ed essere causa di povertà». Domanda: perché l'ha fatto la Chiesa, «l'istituzione più seria che ci sia»? E qui Cercas scopre" gli altarini. Ve lo dico io: «ha ampliato la lista dei peccati mortali per colpevolizzare di più gli uomini aumentando il numero dei peccatori, e quindi aumentare il numero delle confessioni»! La sa lunga lui: confida che è stato educato dai preti, e quelli gli hanno messo in corpo quel colpevolizzante "microchip" " di qui il titolo del pezzo " «il più sofisticato strumento di tortura e di dominio che esista». Ma davvero? Davvero! Ormai lui, il povero Cercas, ha incorporato il "microchip" colpevolizzante dei perfidi preti, perciò nella vita soffre tantissimo e s'offre in pagina laica confessandosi per iscritto tra risate e lacrime. La causa scatenante? Ha letto un articolo dell'"Osservatore Romano" sulle "Nuove forme del peccato sociale", e l'ha sentita scritta proprio per lui. Non sa che quello, il peccato sociale, è antico quanto il Vangelo e i Padri della Chiesa. No: soffre, si offre e "La Stampa" pubblica per riempire i vuoti: due, ma a perdere!
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