sabato 2 gennaio 2010
Allora da ieri tutto nuovo. Anche l'anno ha una veste straordinaria. Aggiunge alla cifra 20 il numero 10. Si potrebbe giocare mettendo un numero sotto l'altro e ottenendo un 30, cioè il numero dei giorni di un mese. Ed è proprio su questo 20 e 10 che appoggiamo tutti i nostri sogni futuri o almeno i progetti per i prossimi dodici mesi,
Abbiamo lasciato l'anno vecchio quasi con ribrezzo o con sollievo per quante cose negative ci ha fatto passare se consideriamo fatti che ci riguardano anche tutti quelli succeduti al di fuori del giro scale delle nostre case. Terremoti, inondazioni, guerre nefaste che hanno invaso questo nostro mondo, l'unica ricchezza che abbiamo, l'unica possibilità di vita che ci viene offerta. E noi invece di goderne, invece di tenerlo bene, curarlo con amore e riconoscenza, pare ne sfruttiamo ogni bene ritagliando il suo abito verde, facendo buchi per aspirarne gli umori profondi, rovinando quella calotta d'aria che si era costruito per respirare meglio e imponendo la nostra presenza minacciosa nel distruggere tante specie di animali che esso ci aveva conservato e mutato di colori e di forme, con una fantasia irripetibile, durante migliaia di anni.
Fermiamoci su questa strada nefasta e se, come ci risulta, i governi degli Stati non riescono a mettersi d'accordo su una linea di non distruzione, facciamolo noi. Salviamolo questo nostro mondo così pieno di bellezza. Ascoltiamo chi ci dà regole nuove di vita, forse poca cosa, ma ogni goccia è utile e necessaria anche al mare. Non sprechiamo l'acqua, non sporchiamo le strade, rispettiamo le vie della montagna, le spiagge del mare. Insegniamo ai nostri bambini a piantare un albero, a non calpestare le aiuole comuni, a non considerare opere di qualche valore quelle scritte che abbruttiscono le mura delle nostre strade o delle nostre case di città. Non c'è nessun coraggio, nè bravura ad arrampicarsi sui ponti e scrivere sulle spallette frasi d'amore. È solo un modo per sporcare ciò che dovrebbe rimanere pulito.
Il tempo grigio di questi giorni non ci aiuta a pensare al sole che ci illumina e ci riscalda e che, per fortuna è ancora troppo lontano, troppo potente perché noi possiamo metterci le nostre mani. Infine trovo inutile farci gli auguri quando buona parte degli avvenimenti del prossimo 2010 dipenderanno dall'atteggiamento di questa generazione di uomini. Inutile se non saremo capaci di qualche nostra rinuncia in aiuto di chi ha meno e ha appena incominciato ora a risollevarsi da un'antica miseria. Ci sono popoli che finalmente si incamminano per raggiungere il nostro stesso grado di vita, miliardi di uomini nuovi che gridano il loro diritto a una esistenza più giusta. Dobbiamo far capire ai nostri governi che siamo pronti a offrire ciò che infine non ci è necessario, ma che diventa superfluo di fronte a chi ha sempre mangiato solo un pugno di riso o a coloro che ancora considerano una fortuna trovare una tettoia dove riposare. È vero noi oggi perdiamo il lavoro. Ma avete visto voi i marciapiedi di certe città dell'India dove la notte bisogna stare attenti a non inciampare in chi dorme avvolto in un lenzuolo? Alziamo le mani al cielo, come i popoli antichi quando pregavano il loro dio, e chiediamo al 2010 pace e gioia per il nostro mondo da salvare.
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