giovedì 6 ottobre 2016
Ieri Francesco in molte pagine sulla mancanza di una vera «cultura dell'informazione». Detto e fatto! Vittorio Sgarbi clamoroso sul “Giornale” (pp. 1 e 3): «Finalmente habemus Papam. Così Francesco onora la sua Chiesa»! A parte quel “sua” un po' azzardato – la Chiesa non è proprietà del Papa – per Sgarbi ora il Papa «si mostra libero e insieme interprete fedele delle religione di Cristo...». La clamorosa novità sarebbe dovuta al fatto che ha autorizzato l'introduzione della Causa di beatificazione per padre Jacques Hamel, di recente ucciso sull'altare. Che dire? A parte la confusione tra le Congregazioni «per la Dottrina della Fede» e «per le Cause dei Santi», Sgarbi rivela che così il Papa furbescamente, «senza accusarne ricevuta», ha soddisfatto una sua richiesta «perentoriamente» avanzata da subito, ma temendo che «non lo avrebbe fatto: santificare Padre Jacques»! Ecco: solo ora e «finalmente habemus Papam». Finora gli mancava il sigillo di Sgarbi. Che dire? Viene in mente una parola del suo vocabolario: «Capra! Capra! Capra!». E sempre ieri in buona compagnia. Ecco infatti: «Emanuela Orlandi: la storia che non c'era adesso esiste!» Così sul “Fatto” (p. 21) Furio Colombo: ha visto il film di Faenza che per lui «riscrive la vicenda come mai nessuno aveva saputo fare» ed è convinto dalla «rivelazione». L'Autore del film pare certo che la verità «in Cielo» è la povera Emanuela – ed è già una concessione – ma che «in terra» è anche in un «dossier» segreto, ovviamente conservato in Vaticano. Sicuro, lui, ma non si capisce come lo sia... Tra rivelazione e invenzione (cinematografica), in questo caso, il passo è breve. Qui “capra!” forse è un po' troppo. Giusto invece, sempre ieri, per questo titolone su “Repubblica” (p. 31): «Se il gender a scuola aiuta a combattere le discriminazioni». Tutto è in quel «se»! Capra e cavoli...
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