mercoledì 23 settembre 2015
Siamo stati abituati a considerare l'antologia di Piero Chiara e Luciano Erba Quarta generazione (1954) come piccata risposta al saggio di Oreste Macrì Le generazioni nella poesia italiana del '900, uscito l'anno prima su Paragone. Riepiloghiamo per i distratti: la prima generazione individuata da Macrì è quella dei poeti nati tra il 1883 e il 1890, come Saba, Campana, Cardarelli, Sbarbaro, Ungaretti; la seconda (1894-1901) comprende Vigolo, Montale, Solmi, Quasimodo; la terza generazione (1906-1914) è quella di Pavese, Sinisgalli, Caproni, Sereni, Luzi, Gatto, Bertolucci. Ebbene, fra i poeti più giovani Macrì non individuava personalità all'altezza dei predecessori. Da qui la risposta antologica di Chiara ed Erba.Ebbene, dal meticoloso, accuratissimo, intelligentissimo lavoro di Serena Contini, Gli anni di "Quarta generazione". Esperienze vitali della poesia, che raccoglie i carteggi tra Luciano Anceschi, Piero Chiara e Luciano Erba, il grande assente è proprio Macrì. In quegli anni c'era un gran fervore di antologie: lo stesso Anceschi, con Sergio Antonielli, nel 1953 aveva pubblicato Lirica del Novecento, (la Bibbia su cui io stesso mi sono formato), che si fermava ai poeti affermatisi entro il 1945; nel 1950 Giacinto Spagnoletti aveva antologizzato la Poesia italiana contemporanea; Salvatore Quasimodo stava lavorando alla Poesia italiana del dopoguerra, che vedrà la luce nel 1958, dopo tanti annunci e preannunci; e nel 1956 l'onnivoro Enrico Falqui monumentalizzerà La giovane poesia.Anche Chiara ed Erba avevano in mente un'antologia di giovani poeti, ma non con un taglio generazionale: i titoli su cui esitavano erano Nuove voci della poesia italiana, Nuovi Poeti, I Poeti Nuovi, Correnti di poesia, La Giovane Poesia e, con Anceschi, erano preoccupatissimi per la concorrenza della strombazzata antologia quasimodiana. Come sia saltato fuori il titolo antonomasico, dal carteggio non risulta, a riprova che per lettera ci si scambiano opinioni, pettegolezzi, e notizie personali, ma l'importante lo si tratta a voce. L'illuminazione sarà venuta all'ultimo momento proprio dal saggio di Macrì, uscito solo l'anno prima, e attribuito nell'introduzione dell'antologia a «un noto critico», senza farne esplicitamente il nome.Erba e Chiara (trentadue anni Erba, quarantuno Chiara) sono stati criticamente audaci e di gusto sicuro: in Quarta generazione compaiono Pasolini, Turoldo, Cattafi, Zanzotto, Volponi, Scotellaro, Accrocca, Bona, Lucchese, Gramigna, Erba stesso; le poetesse Guidacci, Spaziani, Marniti, con la ventitreenne Alda Merini. E anche «due pazzi»: Umberto Bellintani e, forse per interessamento di Vittorio Sereni, il tragico ventenne Federico Almansi.Quarta generazione resta uno snodo essenziale della poesia del Novecento. E siamo grati alla Nuova Editrice Magenta di Varese che, riprendendo il nome della gloriosa Editrice Magenta della prima edizione, l'ha ripubblicata in anastatica (pp. 336, euro 15). Alla stessa editrice si deve la pubblicazione dell'ormai indispensabile lavoro di Serena Contini, prefato da Giorgio Luzzi, con in appendice una preziosa anagrafe dei poeti a cura di Francesca Boldrini (Varese 2015, pp. 350, euro 20). Certo, qualche nome degli antologizzati si è poi disperso, come quello di Renzo Modesti, che pure aveva direttamente collaborato con Chiara ed Erba, del quale il prefatore Luzzi deplora la «poco felice svolta dentro una pratica di poesia narrativo-civile-esistenziale, con relativa caduta clamorosa della qualità testuale». Poi, nel 1956, Luciano Anceschi fonderà Il Verri, la rivista incubatrice della Neoavanguardia, e sarà tutto un altro discorso. In merito, si può attingere felicemente all'e-book di Alessandro Zaccuri, Prima e dopo il Gruppo 63, apparso l'altranno nella collana saggistica di Subway-Edizioni.
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