Servizio Sanitario, una soluzione per i religiosi
martedì 30 gennaio 2024
La rivalutazione delle pensioni per il 2024 apporta un aumento all’assegno sociale corrisposto dall’Inps ai cittadini meno abbienti e con almeno 67 anni di età. Il nuovo importo, aggiornato al costo della vita, è ora di 534,41 euro mensili, con una differenza di 31,14 euro rispetto ai 503,27 euro del 2023. Sull’assegno sociale spettante anche ai religiosi anziani residenti in Italia fanno affidamento i vari Ordini e Congre-gazioni per alleggerire il costo della vita quotidiana nei conventi e monasteri, accen-tuato dagli effetti del crescente invecchiamento demografico. Il sollievo indubbio per l’aumento dell’assegno sociale si è subito dissolto a fronte della disposizione della nuova legge di bilancio che, dal 1° gennaio 2024, aumenta l’importo del contributo obbligatorio per l’assistenza sanitaria per i religiosi di nazio-nalità estera. Per usufruire in Italia delle prestazioni del Servizio Nazionale Sanitario, oltre l’iscrizione personale, è dovuto anche un contributo annuale (in alternativa a una polizza sanitaria). Questo sistema, in corso da diversi anni (legge 286/1998), rischia di sconvolgere l’economia delle case religiose, perché il precedente importo del contributo al Servizio Sanitario stabilito fino al 2023 di 387,34 euro è ora dovuto in 2mila euro per ogni singolo religioso. Un peso insostenibile per gli enti interessati. Difficile mettere riparo a questa novità. Le norme del SSN prevedono la copertura sanitaria gratuita per alcune categorie di stranieri in Italia ed espressamente previste. Tuttavia non sufficienti per esonerare i religiosi in Italia caratterizzati, specie nel ramo femminile, da un’intensa mobilità da Paesi e Case religiose all’estero. Gli enti del settore (Usmi-Unione superiori maggiori italiane, Cism-Conferenza ita-liana superiori maggiori, Cnec-Centro nazionale economi di comunità) sono alla ricerca di una soluzione comune per uscire dalla difficile situazione. Inevitabile a que-sto scopo un tavolo tecnico con gli uffici ministeriali. La vicenda richiama alla memoria – anno 1995 - l’analoga impossibilità per gli Ordini religiosi di pagare i contributi Inps per il lavoro svolto “religionis causa” dalle suore residenti. Il rispetto delle intime motivazioni che conducono alla vita religiosa portò l’Inps (circ. 51/1995) a bloccare le visite ai conventi dei suoi ispettori. © riproduzione riservata
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