martedì 31 ottobre 2023
È piuttosto comune che tra operatori e fruitori di servizi nel settore sanitario il dibattito sulla applicazione dell’IA si ponga come questione del sì e del no. Si è favorevoli (progressisti) o si è contrari (conservatori). Vi sono argomenti a favore di entrambe le posizioni, alcuni più efficaci, altri meno. Non manca mai la terza via salomonica, che si traduce in un invito ecumenico e generico, di fatto insignificante, a combinare l’approccio umano con quello strettamente tecnologico.
Queste “correnti di pensiero” non affrontano il problema. Equivalgono a misurare il peso con un metro. L’IA configura una realtà senza precedenti che scuote tutte le categorie ontologiche, nessuna esclusa, così come le conosciamo. Prendendo la scultura a metafora dell’attività umana, nel mondo analogico questa si serve di mano, martello, scalpello e pietra e affini. Sono tutti enti ben distinti per forma, volume, composizione, irriducibili gli uni agli altri. Non vi è alchimia in grado di fondere la mano con il martello o lo scalpello con la pietra, che interagiscono secondo fisica ordinaria nel contesto analogico rimanendo intimamente eterogenei.
Nel mondo IA e digitale per estensione, è tutto diverso: i quattro attori dello scolpire affiorano alla concretezza attraverso la unica materia della scrittura di cui sono fatti e attraverso cui agiscono. La mano, il martello, lo scalpello e la pietra digitali sono costituiti dallo stesso elemento declinato in sintassi differenti. Essi sono in quanto agiscono attraverso il motore della scrittura che li rende possibili e concreti. Nel digitale strumento e metodo sussistono e consistono su un piano linguistico di esistenza cui non sfugge alcuna dimensione. Un contesto inedito e rivoluzionario nel quale il concetto stesso di procedura da applicare allo strumento per il fine qualsiasi è omogeneo alle istanze cui si applica e alle conseguenze che genera. La realtà si delinea come ente del tutto ibrido, imprendibile, estremamente difficile da controllare, impossibile da contingentare, ricombinazione di porzioni di codice che posseggono una forza generatrice sconfinata. Non si tratta di fluidità ma di vera coincidenza in una scrittura che si rivela fondamento di ogni fenomeno.
Il nuovo medium onnicomprensivo si aggrega indifferentemente in oggetti, immagini, spazi, gesti, metodologie, formazione, ancora IA, percorsi di apprendimento e loro concettualizzazione. Il travaso tra le varie categorie che finora abbiamo pensato come esteticamente, eticamente, strutturalmente distinte,
sarà così naturale da dissolvere il concetto stesso di confine e riscrivere da zero quello di ambito specifico. Se nel cammino delle discipline analogiche il bagaglio degli strumenti e della tecnica è lo zaino e il metodo individuale dell’etica e dei discernimenti di sorta il passo, con l’IA lo zaino potrà diventare passo e il passo zavorra dentro un istante in cui, di fatto, non succede nulla di apprezzabile se non una ricombinazione di scritture.
Il paradosso, disseminato di rischi che non mancheranno di fare molti danni prima di essere compresi, è che le conseguenze di queste trasformazioni impercettibili e sottotraccia avranno ricadute decisive sul mondo analogico. La fenomenologia cangiante che rende possibile l’agire digitale potrà far sì che Ippocrate venga categorizzato come una dose di perfusione isotonica. Diagnostica, somministrazione, protocolli terapeutici, scelte sulla vita delle persone e priorità del triage, etica e bioetica, speranza e dolore tutti disciolti nell’unico magma di una trascrizione perfetta e priva di coscienza. © riproduzione riservata
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