domenica 4 giugno 2006
In coda agli altri critici del discorso ad Auschwitz, Umberto Galimberti accusa Benedetto XVI (La Repubblica,venerdì2)di essere «uno dei più intelligenti interpreti di quel relativismo da lui a più riprese condannato come anticamera del nichilismo», perché ha ricordato che non si possono «ignorare le differenti pre-comprensioni» dei tempi in cui certi atti o errori compiuti sono stati commessi. Galimberti ammette l"«inevitabile pre-giudizio che condiziona ogni giudizio» umano e ne ricava «la conseguenza che non si dà una verità assoluta, ma solo interpretazioni». Capisco che per un relativista sia facile credere che «veritas filia temporis» (Aulo Gellio, II sec.) e, quindi, giudicare con i propri pre-giudizi moderni il pensiero altrui, ma bisognerebbe spiegare a Galimberti che un conto è la verità oggettiva e un altro la sua interpretazione, cioè la responsabilità soggettiva. Se lui non se n"è accorto, il Papa parlava di questa (cui va applicato il criterio della pre-comprensione), non della oggettività del male perpetrato. I relativisti, a volte, non si accorgono di esserlo.
L"ETICA DEL MINISTROLa decisione del ministro Mussi di favorire in Europa ciò che la Legge 40 vieta in Italia " la ricerca sulle cellule staminali embrionali " ha fatto scrivere al fondista del Corriere della sera (venerdì 2), ormai schierato sul fronte laicista, che quel gesto segna «la fine della libertà di coscienza». L"Autore ricorda i tempi in cui «era possibile ed auspicabile che lo Stato non si intromettesse nelle "camere da letto" dei suoi cittadini». Non si capisce, allora, perché siano proprio i "laici" a esigere il riconoscimento per legge dei "Pacs" persino tra gli omosessuali e, invece, a negare alla Chiesa il diritto di intervenire in materia morale. Ben diversa, invece, è la questione delle staminali, il cui uso viola la tutela della vita, che è compito precipuo dello Stato. Infatti la legge sulla fecondazione artificiale, certamente poco rispettosa dell"etica, cerca tuttavia di porre qualche paletto in questo senso. Il ministro Mussi, però, che ha scritto a Repubblica (venerdì 2) per difendere il proprio operato a Bruxelles, ha aperto un altro varco nell"etica. La sua posizione, sostiene, «non tocca la legge 40, che può piacere o non piacere, ma che oggi è legge dello Stato». Giusto, ma è forse morale che un ministro, dopo aver giurato fedeltà alla Repubblica, agisca in Europa in senso contrario alle leggi del suo Paese? Mussi, poi, non cerchi di discolparsi ricordando che «anche autorevoli personalità della Chiesa cattolica» (una sola) hanno «valutato "male minore"» l"uso delle staminali, perché un parere personale e un male minore non giustificano un fine cattivo.
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