sabato 25 maggio 2019
Marina Corradi qui martedì (p. 3) per il “Regina Coeli” del Papa sul “comando nuovo”: «Amatevi come io vi ho amato!». E in quel “come” non solo scintille, ma fuoco di luce. È lezione dei Santi da sempre, ma tra essi famigliare per questo Papa certo l'illuminazione di Teresa di Lisieux: amare “come” Gesù ha amato vuol dire in pienezza amare con lo stesso amore di Gesù, amare con il “Cuore” del Signore, amare cioè con l'invasione nella nostra vita, a partire dal Battesimo, dello Spirito Santo «diffuso nei nostri cuori» (Rom. 5, 5). Per questo chi lascia che Gesù ami nella sua vita tutti gli altri può con Teresa dire «Io sarò l'AMORE, e così sarò tutto». E amare il prossimo con l'Amore di Dio fa crollare tutte le barriere, tutti i muri che dividono, tutte le pretese di appropriazione che esclude. Scintille di luce, davvero! Ce ne sono – è triste trovarle – anche di cecità. E allora succede che stesso giorno (“Foglio”, p. 1) leggi: «Non so che cosa volesse dire il numero due di Francesco quando ha affermato che impossessarsi di Dio per i propri scopi è “pericoloso”». Voleva e vuol dire proprio che «Dio è di tutti» e non può essere usato a scopi di potere, di successo, di separazione anticipata del giudizio, che è e resta Suo, tra i figli creati dall'amore che crea e salva... Usare Dio per escludere, non aprirsi al fuoco del suo amore che illumina, sana e innalza fino all'abbraccio universale significa che la scintilla di Spirito Santo nella storia viene separata dalla Sua vera realtà per escludere e dividere. Il Santo è Lui che si è fatto “nostro” perché crea e ama tutti. I nostri fratelli e sorelle che lo hanno accolto senza riserve possono dire a Lui, come Teresa: “Sii tu, mio Dio, la mia santità!” (Atto di Offerta, 9/6/1895). Per imparare a non impossessarsene: parole identiche sono anche di Lutero (“Preghiere”, Piemme, 1993, p. 227).
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