domenica 13 luglio 2008
Talora anche gli autori di solito più esperti subiscono qualche inciampo: la fretta, forse il linguaggio di chi già domina la materia, fanno sì che pensieri giusti vengano mediati da espressioni inesatte o dette per paradosso, che però il lettore semplice non coglie, risultandone ingannato. In altri casi invece il pressappochismo e la smania di stupire spiegano tutto. Ieri su "La Stampa" due esempi precisi. In prima pagina un pezzo, con titolo "Crolla la Chiesa ponte", esige una lettura davvero attenta e magari ripetuta per arrivare a capire che si riferisce ai problemi attuali della Comunione anglicana su donne prete e vescovi gay, ma nel cammino verso il problema esibisce una a dir poco discutibilissima battuta ad effetto: «Prima degli scismi del XV e XVI secolo i sacramenti erano undici»! No. Già nel 1274 la "professione di fede" del II Concilio di Lione conteneva la formula secca: «La Santa Chiesa crede e insegna che i suoi sacramenti sono sette». Quando si parla di secoli ci vuole prudenza. Che servirebbe anche di più " sempre "La Stampa" (p. 11) " per "Milano, la rivincita dei cattocomunisti", strampalato articolo che vuol dar voce alla denuncia per la quale la diocesi ambrosiana intera, in prima fila i cardinali Martini e Tettamanzi, «la Curia, i Paolini editori del Papa e Famiglia Cristiana» starebbero eseguendo gli ordini di «gattopardi come Bindi, Castagnetti e Franceschini» per far rinascere «il cattolicesimo di sinistra», detto sprezzantemente «cattocomunismo» (!), per ora sconfitto dal voto popolare. Chi conosce davvero le cose, e anche solo i due porporati, legge le accuse grottesche e ride di gusto.
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