martedì 20 marzo 2012
È importante fare i confronti. Quante volte l'ho ripetuto ai miei alunni! E mi sono sempre spiegato con degli esempi. Alcuni giorni fa sono passato davanti a un nuovo negozio che sfoggiava questa insegna: Calzolaio-Tacco matto. È un'insegna che con la sua ironia vorrebbe forse riscattare l'apparente umiltà di chi ripara le scarpe. Ho pensato ai calzolai della mia infanzia. Allora si comprava solo un paio di scarpe. Doveva durare il più a lungo possibile per poi passare, magari, al fratello più piccolo. I bambini, si sa, hanno l'abitudine di correre, quando ne hanno la possibilità. E io correvo molto per le strade del paese, lungo i viottoli di campagna, sugli immensi prati. Perciò le scarpe si consumavano in fretta. Ed è qui che subentrava il calzolaio. Già quando le scarpe erano nuove, il calzolaio inchiodava un ferretto ricurvo alla punta e uno sul tacco della scarpa: le parti dove il consumo era più rapido. «Non sono un cavallo», dissi a mia madre la prima volta che assistetti a quella operazione, pensando al maniscalco che ferrava gli zoccoli di questi animali. «Adesso puoi correre quanto vuoi», mi disse il calzolaio. «Non tanto – mi raccomandò mia madre – altrimenti saremo costretti a rifare presto anche le suole». Allora tutto doveva durare, niente doveva buttarsi via prima della completa distruzione dell'oggetto, quale che fosse. Ripenso al momento del pranzo a scuola e alla stizza che prende i bambini quando si rompono i rebbi delle forchette di plastica, mentre arrotolano la pasta, o quando la lama del coltello si piega e non riesce a incidere la corteccia della mela o dell'arancia. «Me la sbucci tu, maestro?» E io che cerco di insegnare loro a cavarsela da soli anche a sbucciare un frutto! A fine pranzo, i sacchi pieni di centinaia di posate di plastica sono sconsolanti da vedere. D'accordo che poi tutto si ricicla. Ma non sarebbe meglio lavare e conservare le posate di acciaio? Visto che i nostri bambini sono abituati a veder buttare via molte cose (compresi computer e cellulari), insegniamo loro che qualcosa almeno si può riparare o conservare: risparmiando denaro e sporcando meno il mondo. Parlo delle posate a scuola, ma anche delle scarpe, perché no? Di quelle almeno, che hanno la suola di cuoio.
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