sabato 16 luglio 2022
Chi fu Eugenio Scalfari? Uno che nel giorno del suo trapasso ottiene perfino più pagine dell'agonia del governo Draghi. In ordine decrescente: "Repubblica", sovra-copertina di 4 pagine più dossier di 24; "Stampa" 8; "Corriere" 4; "Giornale" 3; "Fatto" e "Libero" 2; "Messaggero" e "Quotidiano nazionale" 1 (come "Avvenire"). Chi fu dunque? I due appellativi più frequenti sono «inventore» e «maestro» (tutte le citazioni di oggi sono del 15/7). «L'inventore di giornali», identico su "Repubblica" e "Stampa", con il "Giornale" che opera un'aggiunta: «L'inventore del giornale partito». E poi il maestro. "Gazzetta dello sport": «Se ne va il maestro». "Repubblica": «"Oh direttore mio direttore". Un maestro in redazione». Interessanti sfumature nel profilo di Concita De Gregorio ("Stampa"): «Per noi ragazzi di piazza Indipendenza eri esempio, amico, maestro e demone». Maestro coltivatore nel ritratto di Carlo Verdelli ("Corriere"): «Mancherà al nostro giornalismo, sempre più povero di maestri, lui che aveva coltivato la maestria, propria e negli altri, con la cura di un giardiniere». Renato Farina ("Libero") intinge i polpastrelli nel veleno: «Se ne va nella festa della Bastiglia dopo aver sempre servito la ghigliottina rossa». Si dissocia, ma con garbo e ammirazione, un ex amico come Corrado Guzzanti: «Un grandissimo combattente quasi mai dalla parte giusta». Gli rende omaggio perfino il "Fatto": «Eugenio, il carissimo nemico». E trova parole particolarmente felici Michele Brambilla ("Quotidiano nazionale"): «Un gigante comunque, che viene oggi raccontato da noi nani, in un giornalismo impoverito. Perché di grandi giornalisti ce ne sono ancora: ma uomini come lui, e come il suo amico-rivale Montanelli, erano delle bussole per milioni di italiani». Chissà, forse in questi tempi conviene navigare sbussolati, guidati dalle stelle.
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