Marcel, il ragazzo che attraversò la Rivoluzione
martedì 27 luglio 2021

È una Parigi in subbuglio, affamata e costellata di tafferugli quella si presenta agli occhi del tredicenne Marcel, arrivato in città dalla campagna con qualche spicciolo in tasca a cercare un sacco di farina. Ma di farina nel giugno del 1789 a Parigi dove sta per scatenarsi il finimondo, non si trova neppure un granello e di lì a poco l’ingenuo ragazzo sarà travolto dal vortice di folla e di eventi della rivoluzione che avrebbe sconvolto il destino della Francia e dell’Europa intera. Trascinato da Odette una scatenata ragazzina che lo coinvolge all’assemblea della Pallacorda, un momento storico per l’intera nazione, Marcel resta folgorato dalle parole di Robespierre sulla libertà, la fine degli antichi privilegi, la giustizia e la vera uguaglianza tra i cittadini.

Per guadagnarsi da vivere fa il lavapiatti in una bettola ma grazie proprio a Robespierre ottiene un incarico importante e segreto che ha a che fare con la Gioiosa, l’antica spada di Carlo Magno con cui sono stati incoronati tutti i re di Francia. Per Marcel è l’occasione di vivere il giorno della gloria come insegna La Marsigliese, l’inno battagliero simbolo della rivoluzione e della Francia – la propria parte per quel cambiamento totale del Paese che avrebbe assicurato diritti uguali per tutti. Con Il giorno della gloria (Notes Edizioni; 13 euro) Roberto Morgese firma un bel romanzo storico e di formazione in cui la grande Storia s’intreccia alle avventure ricche di colpi di scena di un adolescente, frutto di fantasia, che impara ad attraversare il proprio tempo lottando con determinazione per la realizzazione e la difesa dei grandi ideali che ha imparato a conoscere e sui quali continuamente si interroga. Dai 13 anni

L’esperienza di sentirsi libera e spensierata Nina la prova solo quando è con Holden, il magnifico purosangue nero che per lei è più di un amico. Il compagno a cui confidare i crucci, la sua solitudine. Del resto sedici anni sono un’età complicata. Nina non ha mai conosciuto suo padre e ha un rapporto difficile con la madre, con cui parlare significa spesso accendere eterne discussioni. Una notte tentando di liberarsi e uscire dal suo box Holden si ferisce. E una zampa, per cui le cure non sono efficaci quanto dovrebbero, sembra seriamente compromessa. Qui entra in scena la nonna di Nina, settantenne vivace, donna empatica e determinata, che convince la nipote a portare Holden alla baita del vecchio pranoterapeuta Bartolo. Una persona speciale, di poche parole ma di una sensibilità raffinata rara.

In quel luogo magico dove la tranquillità e il silenzio sono una medicina, la natura offre spettacolo di sé e la sera la luna e le stelle si potrebbero toccare con le mani, succede che Nina, diffidente fin dall’inizio scopre che quel mondo e quel modo di vivere le piacciono e le ispirano forza e coraggio. La stessa forza e lo stesso coraggio che infondono a Holden i gesti semplici ma studiati di Bartolo. Lontana da casa, sola nell’affrontare l’infortunio del cavallo, Nina osserva con occhi stupiti ma deliziati la piccola comunità accogliente e generosa che ruota attorno al vecchio e al suo giovanissimo nipote Milo. E impara. Non solo i confini della sofferenza, ma anche a guarire le ferite del passato e a comprendere ciò che conta davvero nella vita. Holden. Storia di cieli, prati e cavalli liberi è un romanzo di Laura Bonalumi per Il Battello a Vapore (16 euro), Consigliatissimo dai 13 anni

Una storia dei nostri viaggi così non l’avevamo ancora vista. Viaggi non solo nostri, perché da sempre si muovono con noi sul Pianeta (anch’esso mai fermo) animali, piante, vento, acqua. Inesorabilmente, controcorrente, superando o abbattendo qualsiasi ostacolo. Sintetico, scientifico e accurato nei testi, folgorante e raffinato nella grafica, In viaggio per il mondo (Jaca Book; 19 euro) è frutto del lavoro collaudato a quattro mani degli ucraini Romana Romanyshyn e Andriy Lesiv, coppia anche nella vita, che in queste pagine ci raccontano la vita sulla Terra come un eterno movimento, che ci vede un passo dopo l’altro in cammino da qualche centinaia di migliaia di anni.

Liberi di muoverci ai quattro capi del mondo fin da quando abbiamo popolato il Pianeta: per cercare terre più fertili e climi più sopportabili, luoghi più ospitali e generosi di cibo e ricchezze. Per queste abbiamo marciato, fatto guerre, inforcato i mezzi di trasporto più vari. Siamo stati conquistatori e turisti, mercanti sulle vie più impervie o trafficate, naviganti per gli oceani, esploratori curiosi e coraggiosi di lande sconosciute e dello spazio immenso. Migranti per necessità. Tante storie che si incrociano, ciascuna unica, tutte spinte da una sola verità, non siamo nati per stare seduti. Con questo albo Romana Romanyshyn e Andriy Lesiv si sono aggiudicati l'Argento del prestigioso European Design Awards 2021, nella categoria "Libri e illustrazioni editoriali”. Dagli 11 anni

Da quando aveva quattro anni Keith disegnava ovunque e anche se sua madre gli intimava di non farlo sui muri, proprio lì avrebbe realizzato le sue idee migliori. Sicuramente quelle più grandiose . Keith Haring, ovviamente, primo di quattro fratelli, nato in Pennsylvania, spirito inquieto, artista di strada, convinto che l’arte non potesse restare chiusa nei musei o nelle gallerie private, che l’arte dovesse essere per tutti, e per tutti un diritto. Questo albo, Disegnare sui muri (Arka edizioni; 16 euro) con i testi di Matthew Burgess e le illustrazioni di Cochran Josh, racconta ai bambini la vita controcorrente di Keith Haring dai primi esperimenti artistici alla sua decisione di trasferirsi, sedicenne, prima a Pittsburgh per studiare grafica pubblicitaria e poi a New York per iscriversi alla School of Visual Art.

Dai mille lavori che intraprese per guadagnarsi da vivere, prima che il successo segnasse la sua pur breve carriera, alla grande considerazione che aveva dei bambini che sentiva vicini nella loro spontaneità. Ancora dai primi improvvisati murales in metropolitana a New York a quelli inconfondibili realizzati sul Muro di Berlino o sulla facciata della chiesa di Sant’Antonio a Pisa. Dai 10 anni

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