I topolini curiosi che insegnano a contare (e non solo)
lunedì 12 novembre 2018

Un topolino da solo è triste, due si abbracciano, tre e poi quattro sono una famiglia… I numeri raccontano sempre una storia, come le parole o i colori. Ancora i topolini curiosi di Leo Lionni, ancora i libriccini cartonati, formato quadrotto. Dopo Chi? Cosa? Quando? Dove? in cofanetto uscito l’anno scorso, Babalibri propone ai lettori più piccini, ai quali riserva gran parte delle sue proposte, un’altra preziosa miniserie che Lionni pubblicò nel 1985: con il cofanetto Tanti topolini curiosi (15 euro) questa volta si esplorano Lettere, Parole, Numeri e Colori.

Ovviamente senza l’intenzione di insegnare a leggere o a contare. Ora i topolini – vecchie conoscenze dei collage di Lionni – intraprendono un percorso un po’ più complesso, intrufolandosi e arrampicandosi tra le lettere dell’alfabeto, giocando con i numeri o con le parole che diventano oggetti di uso quotidiano, automobile o cappello, cappotto, gatto o cigno. Anche con i colori il gioco si rivela divertente per i piccolini perché i topolini pagina dopo pagina assumono la tinta del cielo o il giallo del pulcino, il verde del trifoglio o il rosso della vernice. Lionni è sempre una garanzia, i suoi librotti, con i topolini in collage semplici ma sempre espressivi, sono perfetti per lettori dai due anni in su.

Caldo/freddo, corto/lungo, leggero/pesante, largo/stretto sono concetti opposti. Elementare. Ma poiché la copertina dichiara Troppo opposti (Il Castoro; 15,50 euro) viene spontaneo chiedersi quali sorprese attendono il lettore. Del resto sotto il titolo stanno un elefante con una formichina sulla proboscide.

Nel confronto, l’uno troppo grande, l’altro troppo piccolo. Appunto, troppo. Prendete la fiammata di un drago che investe un cavaliere nella sua armatura e la doccia a cubetti di ghiaccio che investe un incredulo Babbo Natale: troppo caldo e troppo freddo. L’arca di Noè è all’orizzonte, i dinosauri sono arrivati troppo tardi; nella notte stellata il galletto canta, davvero troppo presto. Max Dalton, artista e illustratore argentino regala una ventina di coppie di opposti, troppo opposti, giocando con sottile humor sull’imprevedibilità della scena. Troppo facile per Guglielmo Tell centrare la mela gigante sulla testa del bambino, troppo difficile l’operazione per chirurghi dilettanti a consulto sull’atlante del corpo umano… Divertente per i piccoli, troppo divertente per gli adulti. Da leggere insieme. Dai 5 anni

Imperativi. Tristi ritornelli di ogni mattina: E’ tardi! E’ ora di andare! Sbrigati! Lavati i denti! Muoviti con la colazione! Svelta Lisa, che la scuola chiude! Siamo in ritardo! Lisa però non ha fretta, vorrebbe stare ancora un po’ al calduccio sotto le coperte e vestirsi con calma, continuare a giocare con tutto ciò che le viene a tiro, rincorrere il gatto, fare una torre con i biscotti… Le voci dei genitori la incalzano ma lei sembra non sentirle; nel suo mondo fantastico non c’è posto per la fretta.

Perché correre quando è talmente divertente fare con calma, giocare, rallentare, ciondolare e perdere quel tempo che a mamma e papà sembra così prezioso? C’è una soluzione al subbuglio che scatta ogni mattina in famiglia? Con Lisa, fa’ in fretta! (Verbavolant; 12,50 euro) Silvia Oriana Colombo offre ai più piccoli, attraverso la storia di una bambina insofferente alle maratone mattutine, uno specchio dentro cui osservarsi e riconoscersi felicemente lenti. Per gli adulti invece l’occasione di riflettere sulla premura e sull’impazienza che pervade la loro vita Su due mondi lanciati a due diverse e inconciliabili velocità. Dai 4 anni

Per Anna, detta la selvaggia, il tempo è sempre tiranno, sempre troppo poco per fare tutto ciò che vorrebbe. E’ un’esplosione di energia, questa Anna dai capelli rossi che dal letto schizza ogni mattina come fosse un grillo, precipitandosi subito dopo a saltare sul letto di mamma e papà e poi a fare colazione in un baleno.

La giornata di Anna è allegramente esagitata ed è comprensibile quanta fatica faccia la bimbetta tutto pepe a star seduta ben composta nel banco. Come immaginare poi un pomeriggio tranquillo? Impossibile. Con il suo cagnone nero e le due amiche del cuore Anna corre, salta e balla a perdifiato. Come sarebbe bello fosse permesso a ogni bambino. Perciò a guardarle muoversi con vitalità e allegria queste piccole selvagge allargano il cuore. Perché sono emblemi di un’infanzia spensierata, libera di muoversi ed esprimersi, di sovvertire i vecchi stereotipi che ancora etichettano come maschiacci le bambine esuberanti e femminucce i bambini troppo tranquilli. Sono una selvaggia (Edizioni Erikson; 13,50 euro), candida dichiarazione di sana vivacità, è opera di Irene Biemmi, ricercatrice ed esperta di pedagogia di genere e delle pari opportunità e di Ilaria Urbinati che alla piccola Anna ha regalato tratti di una simpatia sconfinata. Dai 3 anni

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