giovedì 17 novembre 2011
«Se mancano i Santi»: ieri ("Osservatore Romano", p. 4) titolo per un brano di Walter Nigg, «allievo di Jung e pastore protestante», da un libro dedicato a «otto grandi figure cattoliche»: Francesco d'Assisi, Giovanna d'Arco, Nicola di Flue, Teresa d'Avila, Giovanni della Croce, Francesco di Sales, Giovanni Maria Vianney e Teresa di Lisieux. Vi leggo questa affermazione: «Il vero santo è comprensibile a tutta la cristianità intera, e non solo a una confessione». Tutti i santi sono "veri" in un certo senso, ma – ecco l'elenco dato sopra – alcuni scavalcano le circostanze contingenti del loro tempo, e quindi anche certe forme storiche della Chiesa dell'epoca per accostarsi in modo speciale all'Unico Santo rivelato e donato in Gesù e nel dono perenne dello Spirito Santo ai discepoli nella comunità cristiana tutta. I lettori sanno che mi sto occupando in particolare di Teresa di Lisieux, presente proprio nella pagina de l'"Osservatore" in una foto del 21 gennaio 1895 nelle vesti di Giovanna d'Arco per la rappresentazione di un suo poema all'interno del Convento, e mi pare che una volta superati i limiti falsificanti delle varie "piccolezze" attribuitele per tanti anni, pur in buona fede, da sorelle e consorelle, l'allargamento della sua "comprensibilità" oltre i confini è più che mai vero per Teresa, oggi "dottore della Chiesa": la sua "dottrina" supera ogni barriera confessionale. Rimando per questo a quanto detto di essa, raccontandola ai fedeli dell'udienza l'11 aprile scorso, da Benedetto XVI. Ultima nota: sempre ieri, sempre lì (p. 5) bello il duplice ricordo del gesuita Piersandro Vanzan, sapiente in tante grandi cose, amico che ci ha appena lasciato.
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