giovedì 3 novembre 2016
Che nel campo della moda e del design il cosiddetto made in Italy la faccia da padrone, non è una novità. Ciò accade, però, anche in altri settori, sia pure in forme e modi meno eclatanti. Non sempre ne siamo consapevoli e buona parte della nostra tendenza a deprimerci dipende, forse, dall'inconsapevolezza.
Negli anni scorsi ho potuto constatare l'attenzione mondiale sul nostro sistema sanitario, sulle sue regole, procedure e performance complessive: si tratti della misurazione degli esiti delle prestazioni sanitarie come della compiuta regionalizzazione del Servizio sanitario nazionale (risorsa essenziale del nostro sistema, non sua palla al piede!), dell'autocontrollo della filiera alimentare come della implementazione del fascicolo sanitario elettronico o del controllo sui fattori di spesa, l'Italia tiene banco.
Sto verificando qualcosa di analogo sul terreno della giustizia. Ogni occasione di contatto con responsabili di altri ordinamenti conferma l'attenzione con cui, dall'estero, si guarda al nostro modello costituzionale di magistratura.
Ciò vale per la composizione del Csm (dove in particolare ci viene ammirato l'equilibrio tra componenti togata e "laica"), per le garanzie di indipendenza anche dei giudici speciali e del pubblico ministero, per l'organizzazione non gerarchica della magistratura, per le regole sulla responsabilità disciplinare e la valutazione di professionalità.
Se dal piano normativo e dell'organizzazione passiamo alla qualità del personale, è indubbio l'apprezzamento dei magistrati italiani nelle sedi internazionali. In proposito, secondo un recente parere dell'Ufficio studi del Csm, gli incarichi in ambito rete europea dei componenti del Csm non devono comportare il collocamento fuori ruolo né sono incarichi extragiudiziari, ma piuttosto compiti, non giurisdizionali e fisiologicamente rientranti nell'attuale assetto di una giustizia sempre più globalizzata, i quali vanno svolti in regime di esonero, totale o parziale, dal lavoro giudiziario ordinario. Spetterà al Csm riordinare la questione, bilanciando l'esigenza di collaborazione internazionale con quella di evitare pregiudizi seri per gli uffici giudiziari interessati. Noi conosciamo carenze e difficoltà operative del sistema (specie in tema di tempi della giustizia!), ma lo miglioriamo con la consapevolezza della sua consistenza e delle sue luci. Per evitare sia le incursioni improprie in quella "raffinata cristalleria" (così la definì Gaetano Silvestri, a un convegno promosso, l'anno scorso, dall'Associazione Vittorio Bachelet) che i padri costituenti ci hanno consegnato, sia gli inutili sconforti, dovuti ai sentito dire più che ad analisi attente.
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