sabato 21 luglio 2018
19 luglio 1943: Su Roma 4.000 bombe! Qui l'altro ieri (p. 22) l'incipit di Mimmo Muolo: «Vide i bombardieri arrivare dalle sue finestre in Vaticano. Il Papa si mosse subito e andò sul posto per pregare e abbracciare la sua gente». Celebre la foto: braccia aperte e veste macchiata di sangue... Trent'anni dopo anche Francesco De Gregori ha ricordato quell'abbraccio: «San Lorenzo: Cadevano le bombe come neve/ Il 19 luglio a San Lorenzo/ E il Papa la mattina/ Uscì tutto solo tra la gente/... Sembrava proprio un angelo con gli occhiali». Il ricordo è anche mio, poco più che tre anni: dalla finestra della cucina gli aerei sotto il sole lucenti come squali. Da 1.000 aerei nel rombo dei 2.000 motori 1.060 tonnellate di bombe dirompenti e incendiarie sullo Scalo san Lorenzo: 3.000 vittime, poi altre 24 tra i soccorritori, e decine di migliaia feriti. Il Papa subito nel celebre abbraccio aperto a tutti: qui dunque giovedì memoria eccellente di Muolo che però è l'unico – salvo mio errore – a ricordare che Roma un mese dopo ebbe un altro attacco aereo sullo Scalo Casilino, adiacente a San Lorenzo. Era il 13 agosto, per una circostanza casuale avrebbe dovuto essere nelle vicinanze, a San Fabiano e Venanzio, ancora il Papa e ancora alle 11 del mattino ecco le bombe... Nei fatti anche allora una vicenda di Chiesa che abbraccia il mondo. Il parroco di Sant'Elena, vicina allo Scalo, padre Raffaele Melis, degli Oblati di Maria Vergine, nel fragore delle prime bombe uscì con l'Olio Santo per soccorrere i feriti e accostare le vittime, ma una bomba incendiaria lo uccise lasciandolo quasi svestito tra i binari divelti, irriconoscibile, sfigurato da ferite e ustioni. Lo misero dentro una bara: «Ferroviere sconosciuto». Solo giorni dopo qualcuno lo riconobbe. Un abbraccio di Chiesa anche da lui… Papa e Roma: chi ipotizza una "uscita da Roma" ci pensi un momento.
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