venerdì 17 giugno 2022
Qualcuno legge ancora il racconto Palla di sego (Boule de suif) di Guy de Maupassant? Qualcuno vede ancora Ombre rosse di John Ford, uno dei più bei film della storia del cinema? Era tratto dal racconto di uno scrittore americano della frontiera, Ernest Haycox, che aveva copiato il racconto francese trasferendolo nel West. Non so se, prima di loro, ci sono stati altri racconti o poemi o romanzi che abbiano affrontato una vicenda simile: un gruppo di persone di diversa classe e storia chiuse insieme in un ambiente claustrofobico, costrette ad affrontare una situazione di grave pericolo e che, nella ossessiva chiusura dell'ambiente, buttano fuori tutte le loro differenze, tutti i loro pregiudizi: culturali, economici, religiosi, razziali, ideologici... Certamente ce ne sono stati tantissimi dopo, e penso a film come Il buco di Becker (e a molti altri che hanno raccontato il carcere, ultimo uno dei rarissimi capolavori del cinema italiano recente, Aria ferma di Leonardo Di Costanzo). E penso a La parola ai giurati di Lumet, ai Dieci piccoli indiani di Agatha Christie. Oltre il Lungo pranzo di Natale di Thornton Wilder, i film scritti da Robert Sherwood La foresta pietrificata, sulla cui traccia anche tre film di William Wyler: L'isola di corallo e Ore disperate, in chiusi ambienti borghesi invasi da gangster in fuga, e Pietà per i giusti, nella chiusura di un commissariato nel corso di poche ore... Era di Sherwood anche la commedia che diventò il film Spregiudicati con Clark Gable, mentre era di Vicki Baum il romanzetto di immenso successo Grand Hotel, poi un film con la Garbo e la Crawford. E che dire di Hitchcock, della scommessa Prigionieri dell'Oceano, di Nodo alla gola? E mi vengono in mente anche racconti nostri, per esempio di Vasco Pratolini e di Lodovico Terzi su cui anche Calvino immaginò, sapendo perfettamente di rifarsi a Maupassant e a Ford, un film mai realizzato (ma forse mi sbaglio, e si trattava di un suo articolo-rassegna sul successo di quest'archetipo). Unità di tempo, di luogo e di azione, all'antica. E di questa tradizione hanno continuato a tener conto la letteratura alta e media e bassa, il giallo e la fantascienza, il poco teatro di parola ancora vivo che vi è in qualche modo obbligato, il radiodramma (di recente una modalità “schedata” da Sacchettini in un suo saggio esauriente), e un po' di cinema, e tanta televisione, e perfino il fumetto. Prigionieri di una valanga, di un disastro aereo, di un terremoto o di un'alluvione, di qualsivoglia altra disgrazia o di una delle tante follie della storia che costringono un gruppo di persone a una convivenza forzata – è pur sempre una bella metafora della condizione umana su cui persino Sartre tentò di riflettere raccontando dei suoi personali e politici Boule de suif.
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