venerdì 10 gennaio 2014
Era un uomo solo, sì e no di mezz'età , con un aspetto fisico un po' da uomo del sud ma era invece friulano di provenienza. Ci si incontrava la domenica mattina alle 10, alla abbazia delle benedettine di Viboldone; lui proveniva da nord col suo camioncino da elettricista, con a bordo le attrezzature per le riparazioni. Io salivo da sud, per le strade sterrate di campagna in bicicletta. Celebrava la Messa quel don Luisito Bianchi, che fu un caso letterario con il suo romanzo «La messa dell'uomo disarmato». Solo una volta pranzammo insieme. Luigi mi portò col camioncino in una locanda che non saprei ritrovare e che sarebbe piaciuta a Fellini. Il titolare aveva una gamba di legno e ballava stralunatamente con la sua curiosissima moglie. Ci diedero pane e salame e certe cipolle sottaceto, così legnose da essere appetibili solo a dei tarli. Luigi era appassionato di monasteri, abbazie, conventi, eremi. Mi disse che quando era in giro per lavoro e passava presso uno di questi luoghi, si fermava col suo mezzo, dove possibile, lungo un loro muro di cinta. L'attrazione per lui era irresistibile. Trascorreva in quel modo una mezz'ora in silenzio e si lasciava pervadere da una spiritualità che lui sentiva provenire da quei luoghi sacri e millenari. Faceva un rifornimento di benzina, non per il suo camioncino ma per la sua anima, molto semplicemente. Quando ripartiva si sentiva completamente rigenerato. Era lo Spirito Santo cui attingeva? Un cristiano ortodosso, cui narrai la vicenda, mi disse che sicuramente sì.
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