sabato 21 aprile 2018
Allora il “mal d'Africa” esiste davvero? Certo, mi risponde Remo Roncati, che ha passato gran parte della sua giovinezza in Somalia come insegnante della scuola italiana. «Ma non oggi fra noi impegnati in questo nostro tempo costretto a seguire, anche solo attraverso le notizie dei giornali, le guerre in Siria e nei paesi vicini. Tu pensi che, qualcuno avrà interesse alla storia e alle vicende attuali della Somalia, tanto da acquistare il mio libro?». – «Io credo che le esperienze che ognuno di noi ha avuto non debbano andare perdute e che non è importante il numero dei lettori che un libro può avere oggi, ma è invece necessario che una prova di vita resti come il denaro che si mette da parte per essere sfruttato quando sarà necessario. E ora sfogliamo assieme questo tuo lavoro che è un notevole contributo alla conoscenza della Somalia, della sua storia e del suo popolo. Io ricordo appena quando a scuola si studiava questo paese come una grande colonia italiana e poi dopo la guerra passato alla occupazione britannica militare e finalmente data per solo 10 anni all'Amministrazione fiduciaria italiana. De Gasperi alla Conferenza di Parigi del 1946 si oppose decisamente all'idea di impedire un ritorno pacifico al lavoro italiano in Africa e ritenne ingiusta l'esclusione dell'Italia dalle sue ex colonie dove a suo tempo erano stati fatti grandi investimenti per realizzare strade, ponti, ospedali, scuole e altro senza contare i 10.000 italiani che si erano trasferiti stabilmente in Somalia. Egli chiedeva ai popoli vincitori che la questione non venisse decisa al di fuori dell'Italia, ma attraverso un amichevole esame. Aveva già presentato un memorandum e in una intervista sul giornale “Il popolo”, rifiutando per quel territorio il concetto di colonia, rilanciava il ruolo dell'Italia come promotore di democrazia. Era sua convinzione che un ritorno pacifico, almeno in una delle ex colonie italiane, avrebbe potuto essere utile anche ai fini economici e sociali delle popolazioni locali. Vedo che nel tuo libro si ricorda il grande eccidio del 1948 avvenuto a Mogadiscio quando, spinti da alcuni comandanti inglesi favorevoli alla Gran Bretagna contro gli italiani, una parte dei somali favorevoli invece al ritorno dell'Italia vennero barbaramente uccisi». – «Fu un episodio triste che poi costrinse l'Inghilterra a prendere atto delle tendenze degli altri paesi disponibili ad un ritorno dell'Italia nell'Amministrazione della Somalia. Infine l'Italia operò rispettosa delle tradizioni dei somali, abolì la schiavitù, realizzò strade, ospedali, scuole, dighe sul fiume Uebi Sceseli, bonificò terre e combatté contro le malattie degli animali. La Somalia è un paese che ha dato un nostalgico e piacevole “mal d'Africa” e con esso la gioia della visione di tersi cieli stellati, di enormi distese di terre colme boscaglie, popolate da animali selvatici, di estese coltivazioni di piante alimentari, di interessanti zone desertiche, di grandi silenzi, di tramonti indimenticabili...». E lasciai che la voce del mio amico si perdesse nei suoi ricordi.
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