sabato 1 febbraio 2014
Èun grande magazzino, così vasto che, per percorrerlo tutto quanto nei suoi due piani, si devono traversare delle lande, la cui vegetazione è data da materassi, armadi da allestire e cianfrusaglie di ogni genere e prezzo. Scopro che non è vietato entrare dall'uscita, lì ci sono una ventina di tavolini con sedie in plastica. È possibile consumare, per un solo euro, una pizza niente male. Sopra ci si può mettere ketch up e senape a volontà. Il primo, rosso cupo come un'ecchimosi, la seconda, giallo spento come le caserme del feldmaresciallo Radetzki. Si vedono passare tanti S. Giuseppe che spingono carrelli carichi di legname che darà luogo ad un francescano arredo. Qui non siamo ad una mensa per i poveri degli enti religiosi, sommerse di gente. Se quelle chiudessero, nelle strade metropolitane ci sarebbero le sommosse degli affamati. Qui ci sono coloro che dispongono di pochi soldi ma fanno parte legittimamente del tessuto sociale, cui contribuiscono in un modo o nell'altro. Sono coppie bionde dell'est o dei vari continenti. Ci sono coppie italiane con due bambini, vedo facce da intellettuali forse liberi, artisti meditativi e solitari. È un'oasi impensabile. «La provvidenza la c'è». Il panorama fuori è un parcheggio affollato di camion: è bella la natura, anche qui.
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