sabato 16 dicembre 2023
Accade, di rado ma accade, di leggere un articolo e di pensare: avrei voluto scriverlo io. Se poi gli articoli sono due, per giunta affiancati, è evento eccezionale davvero. La rara congiuntura avviene sulla “Stampa” (13/12) con le pagine di Maurizio Maggiani, titolo: «Figli del niente», e di Riccardo Luna, titolo: «Siamo adulti che odiano i giovani, ecco perché li critichiamo». Titoli forti e netti, privi di sfumature come è inevitabile nell’estrema sintesi dei titoli. Noi avevamo alle spalle l’orrore della guerra, scrive Maggiani – una pagina abbondante, impossibile qui da riassumere – loro hanno dinanzi a sé la “guerra” del disastro ecologico: «Quando metto a confronto la mia giovinezza con quella di mio nipote ventenne e mi chiedo come possano essere così diverse, la mia piena di elettrizzante aspettativa, di eversiva energia, il trionfo di Eros su Thanatos, della politica creativa su “le fedi fatte di abitudini e paura, una politica che è solo far carriera...” (la citazione è da Dio è morto di Francesco Guccini, 1965, ndr), e la sua così introversa da apparire madida di malinconia, così segnata di disincanto, la prima, immediata risposta mi condanna alla più grave delle responsabilità. Io sono cresciuto avendo l’orrore alle spalle, lui sta crescendo avendolo come destino». L’articolo di Luna, a sua volta, è una sorta di incalzante arringa e tagliarne un pezzetto significa mutilarla, ma altro non possiamo: «I giovani, come fanno sbagliano. Ma anche se non fanno. Se non si battono per una causa sono indifferenti e superficiali, pensano solo a divertirsi, vivono sdraiati sul divano, bamboccioni. Ma sono superficiali anche se si prendono a cuore cambiamento climatico, migrazioni, guerre e patriarcato». Amarissima conclusione: «La verità è che odiamo i giovani. Forse perché non lo siamo più; qualcuno non lo è davvero mai stato». Luna, all’inizio, a proposito dei giovani misteriosi che gli adulti non guardano né ascoltano, cita un paio di eccellenze, due a nome delle molte: Elena Crespi, ricercatrice dell’anno a Bruxelles, «si occupa di idrogeno, nessuna tv, radio o giornale l’ha intervistata, abbiamo cose più serie di cui occuparci». E Marina Strazzer, «che a 23 anni fattura 10 milioni l’anno vendendo sui social i gioielli che disegna». Cominciò osteggiata dai genitori. © riproduzione riservata
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