sabato 18 giugno 2016
Vivere a Roma oggi. Vuol dire camminare per la città senza guardare le pareti esterne delle case, se non dopo i primi due metri d'altezza, per non essere costretti a leggere scritte inutili, parole scorrette, invettive segnate nella notte, anche quando sono parole d'amore. Un amore che evidentemente non può aspettare di incontrarsi al mattino. Accompagnare un amico a conoscere questa eterna città, altro termine più giusto non saprei dire, è una avventura. Devi prima di tutto chiedergli di fare attenzione a ciò che potrebbe trovare ai suoi piedi: immondizia, buche nell'asfalto, in alcuni casi topi di passaggio. Sopra tutto deve stare attento a non attraversare i giardini creati per abbellire le strade: l'erba è così alta e secca per il calore e per la mancanza di una annaffiatura che non si può sapere quale minuscolo animale ne abbia già fatto la propria dimora. I pini dalle grandi chiome sopravvivono da soli al passare del tempo e quando perdono per il vento qualche ramo più vecchio pare lo guardino dall'alto con malinconia. Il Tevere una volta sacro, scorre in fretta per non vedere le sue rive ridotte a un insieme di cespugli trasandati, di mucchi di foglie vecchie, di cose e oggetti lasciati lì, sotto i ponti perché un giorno qualcuno ha deciso che non servivano più. Ogni tanto uno sciopero dei netturbini dà l'ultima mano di colore a strade e piazze che non ricordano più di portare nomi illustri. Roma va perdendo la propria dignità. Le pietre che segnavano le antiche strade, gli archi, le colonne sembra abbiano smesso il proprio respiro, soffocate dal gas che le nostre macchine emettono senza pietà. Con tutto ciò noi sappiamo che la malinconia di cose perdute non aiuta a costruire quel futuro che ci spinge con forza ad andare avanti, scavando in un passato di miliardi di anni luce per credere in un viaggio infinito. Con fatica guardiamo indietro per capire il nostro futuro. E allora pensiamo che gli avvenimenti passati nell'universo che stiamo appena sfiorando con le esperienze nuove, offrano già insolite strade alla nostra fantasia creativa perché non sappiamo vivere senza speranza. Impariamo a guardare a grande distanza il futuro della nostra terra che ha avuto un passato comune a quei mondi che chiamiamo stelle.
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