venerdì 26 agosto 2011
Una vigilia di campionato inquieta. Una vigilia di facce dispari. Sciopero sì, sciopero no: Tommasi da giocatore ha sempre avuto un volto fin troppo serio, ma sereno; adesso, da sindacalista, ha la grinta spiegazzata di un Cofferati, mostra i segni di un contatto infelice coi padrun da le bele braghe bianche, con quelli che il calcio è solo una storia di palanche e lo stanno portando alla rovina. Stiamo vivendo tempi duri e sicuramente avrete sentito dire da amici e conoscenti «ma dove li troveremo centinaia di euro per la paytivù?». Loro, i presidenti, non se lo chiedono, e se la pay un giorno decidesse di non pay avremmo un mucchio di club sulla via del fallimento; lo dice anche il Sole 24Ore: lo stadio ormai frutta poco o nulla, il tifoso funziona solo se è un abbonato, beato il Napoli che ancora ha un enorme fedelissimo pubblico, ma qualcuno lo imita? De Laurentiis mantiene un volto cinematografico - vago sorriso, boccuccia imbronciata e strizzalocchio ironico - , ma ha un tono luttuoso quando annuncia che «Moratti mi ha detto di non poter spendere 31 milioni per Lavezzi», e non si capisce se soffre per Moratti o per sé medesimo. Moratti, dolorosamente arricchito da Eto'o, sbircia Gasp come se fosse Benitez e sfugge alle telecamere, rimpiangendo il magico Mou che qui passava da intellettuale mentre a Madrid non va oltre il muscolare; la paytivu la frequenta Galliani ma spesso di spalle, quasi per nascondersi, mentre il Cavaliere si gode il solito trofeo paterno alla faccia della solita Juve ma nel derby lumbard col Bossi non la spunta. E soffre. E se Milano piange, Roma non ride. Anzi: Luis Enrique ad ogni conferenza stampa sembra un manifesto del ricercato, "wanted", cercasi allenatore di calcio non un imitatore di Spartacus. E di Guardiola. Mike avrebbe gridato "allegria". E invece le facce son tristi. Come quella di Agnelli jr che va a caccia di scudetti scaduti e non si batte abbastanza per arrivare - come avrebbero voluto zio e papà - alle terza stella juventina. Come quella di Abete che, finalmente attivo, ha un'espressione nuova, non annoiata: schifata. Vedrete: se ne andrà presto. In fondo, c'è sempre Carraro. Come la faccia di Ulivieri che s'incatena alla Federcalcio di via Allegri (?!) ed è forse l'unica nota comica del momento. Una faccia triste come quella di Totò Di Natale dopo aver fallito il rigore decisivo per l'Udinese in Champions così come aveva sbagliato quello degli Europei 2008 facendo perdere il posto a Donadoni. Ma nessuno ci ha pensato, e addio Coppacampioni. A proposito di facce: quella di Donadoni, il primo licenziato del campionato che non parte regolare, non l'ho vista, forse distratto io, forse dignitosissimo lui. E infatti l'unico che se la ride, e come ride, è Cellino. Vorrà dire qualcosa?
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