domenica 16 giugno 2013
Forse avrebbe voluto Lazzaro accanto, ora che il tempo si sta compiendo per lui. Ora che il cielo sta chiudendosi. Forse voleva la dolce forte figura dell'amico accanto a sé, ora che sta per entrare in pasto alla città tigre, alla rosa di sangue. Ora che sta diventando tutto di Dio. Come si fa ad essere interamente di Dio senza avere una amico accanto, come si fa a bruciare in quella morte, in quella gioia senza nome senza guardare un volto amico vicino? Ma ora il Nazareno si trova a fissare la morte nel suo amico. Forse sta fissando anche la propria morte. La conosce presoffrendola nel suo amico. Vede la propria solitudine spaventosa di condannato.Lo hanno sentito urlare d'improvviso.Giacomo non se lo aspettava, non se lo aspettava nessuno. Un grido pieno di pianto, di cielo fatto a pezzi. Come uno scongiuro. Una supplica, un ordine di capitano dentro il gorgo della battaglia. Come di uno che ha bisogno, quasi disperato. Che vede lo sfarzo ultimo del mare.«Lazzaro, vieni fuori!».Come il grido dato da uno che sta per essere travolto e si alza. Uno che tende il braccio all'amico che sta precipitando. E gli dice: non lasciarmi solo, proprio ora...L'uomo che ha gridato resta immobile. Come uno che ha sfidato il drago dentro e fuori di lui.
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