sabato 4 febbraio 2017


Un cielo senza colore accompagna il mio viaggio dal nord Italia alla capitale. Una fila interminabile di camion provenienti da tutti i Paesi d'Europa è la prima cosa che ricorda, a chi è sulla medesima strada, quanto siamo dipendenti uno dall'altro, nella politica, nell'economia, nel progresso e anche nei comuni errori. Sono i primi passi coscienti di quello che sarà nel tempo un nuovo grande Paese che conserverà le sue specifiche attitudini e memorie storiche, ma come in un nuovo libro saprà scrivere pagine comuni. Non ci siamo ancora perché è difficile cancellare vecchi egoismi, condividere capacità diverse, mettere in comune una fraternità di lavoro, di pensiero e di progetti dove l'interesse di uno solo guardi al bene di tutti. Quel tanto di cristianesimo che ha legato l'inizio di questa nuova storia d'Europa spesso non ha voce nelle iniziative e nella soluzione dei problemi di oggi. Di fronte a un'America che chiude le frontiere è necessario che tutti noi europei troviamo una via più stretta di collaborazione e di leale scambio per avere davanti a noi un cammino condiviso. Teniamo aperte le nostre frontiere non solo quelle attraversate dai camion che incontriamo sull'autostrada, ma sulla via della volontà di un futuro che sia per i nostri figli una realtà. Come quella bandiera inventata in un sogno di unità, quando la volontà di pochi sembrava la spinta sufficiente perché le nostre mani si unissero per costruire assieme. E anche se non siamo tutti d'accordo ad attribuire ai principi del cristianesimo la collaborazione, l'aiuto a chi ha meno, l'incontro alle difficoltà dell'altro, a non perseguire sempre e solo il proprio interesse, ma guardare al bene della comunità, qualcosa di antico che ci ha sorpreso inginocchiati davanti a una croce vive nel fondo di questo popolo europeo che voglia o no chiamarsi cristiano. La lunga fila di camion alla mia destra segue la propria strada con un ritmo uguale e continuo. Colline, montagne, pianure, senza colore perché questo inverno non ha ancora regalato neve dove sarebbe necessaria. La strada sempre uguale, senza distrazioni di città o villaggi ti porta a pensare alla tua vita e ti chiede che cosa nei hai fatto perché sia stata utile. Cerchi nella memoria e ti sembra poco il tuo apporto al bene comune, ma forse c'è ancora qualcuno che ha bisogno di te e allora spingi sull'acceleratore per avere il tempo ancora per regalare il tuo pensiero, la tua storia, la tua vita.
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