sabato 21 luglio 2012
Un'Europa senz'anima. È questo lo spettacolo desolante di cui siamo allo stesso tempo testimoni e attori. Neppure noi cristiani, non dico solo cattolici, siamo capaci di formare un movimento unitario europeo di opinione e di iniziative che possano essere spinta reale e convinta verso l'unità politica, unica nostra salvezza. Dovrebbe essere nostro motivo d'orgoglio ricordare che i primi a parlare e a lavorare per una Europa unita furono tre cristiani: un italiano, un tedesco, un francese, De Gasperi, Adenauer, Schuman. Cosa ci sarà nel nostro futuro: un partito europeo di cristiani capace di dimenticare le moleste polemiche dei partiti dei vari paesi? I nostri partiti politici litigiosi, legati ai loro piccoli poteri offrono prospettive minime, visioni brevi per le nuove generazioni. Essi hanno perduto il posto nel nostro cuore. Tutti noi, paesi europei, gettiamo in faccia all'euro la colpa di una situazione economica grave e incerta nelle sue soluzioni. È invece la realtà di una Europa priva di idee, di coraggio per nuove iniziative con una povertà di pensiero che sconcerta. Stiamo giocando pericolosamente con la vita dei nostri figli pensando solo al nostro presente, quello breve, della settimana, del giorno chiedendo alla politica di salvare solo noi, il nostro piccolo vivere egoista, senza prospettive. Ci basta vivere bene anche per poco. E il domani? Cosa ci ha fatto scivolare in questa atmosfera che è solo di difesa senza progettualità al di fuori della sopravvivenza in nome della quale ci vengono richiesti sacrifici che accettiamo perché o così o si muore? Non si resisterà a lungo se non sarà accompagnata dall'ideale della solidarietà, dell'amore del prossimo, del principio cristiano di un mondo unito per il bene di tutti, di un riconoscere una suddivisa cultura europea. Il nostro Presidente del Consiglio, a fatica sta trascinando il nostro paese ad essere partecipe attivo nelle decisioni per salvare l'equilibrio europeo. Ma il suo impegno non basta se continuiamo a delegare altri a decidere del futuro senza far sentire la nostra voce. Abbiamo per troppo tempo vissuto come se la politica potesse esistere al di fuori della nostra vita di ogni giorno, pensando ognuno a se stesso e non al bene della comunità. L'egoismo personale, l'avidità ci hanno portato a non riconoscere più il bene dal male che avrebbe dovuto essere la lampada del cammino del popolo cristiano. Se non riprendiamo da qui possiamo lasciare ogni speranza. Ma è ancora motivo di orgoglio e di malinconia rileggere le parole pronunciate da De Gasperi all'Assemblea del Consiglio d'Europa nel 1951 in un discorso dal titolo: L'occasione che passa. «Quale strada bisogna scegliere per mantenere quello che c'è di umano e di nobile in queste forze nazionali pur coordinandole verso uno scopo di civiltà supernazionale che possa equilibrarle, riassumerle e comporle in una corrente irresistibile di progresso»? La risposta è ancora aperta.
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