domenica 13 settembre 2020
Leggendo di Willy, della tragedia di Colleferro, della banda di balordi molto robusti, di certe sconsiderate reazioni attribuite, e da verificare, ai familiari, viene in mente la parola di oggi: Goodfellas, bravi ragazzi, titolo di uno dei più riusciti film di Martin Scorsese. Poiché la capacità di cogliere i toni ironici è sempre più rarefatta, e tra poco ci ridurremo a pubblicare le barzellette con la spiegazione: "Ecco perché dovreste ridere", precisiamo subito che l'espressione "bravi ragazzi" in questo caso è ironica. I bravi ragazzi sono mafiosi nati e cresciuti nello stesso quartiere, legati da vincoli di amicizia e di fedeltà... ma fino a un certo punto, perché quando conviene qualcuno penserà più a se stesso che alla "famiglia". Criminali; ma in fondo "bravi ragazzi", suvvia.
Dobbiamo sbalordirci, trasalire, trasecolare di fronte alla violenza efferata che denota un'assoluta indifferenza di fronte al valore della vita umana? Purtroppo no. Dobbiamo accettare che le solite anime candide ci additino i "bei tempi di una volta" quando la società era intrisa di alti valori e nobili sentimenti e certe cose non accadevano? Men che meno.
Forse ai "bei tempi di una volta" la vita umana valeva qualcosa? Alcuni esempi a casaccio vagando nel tempo e nello spazio. Durante due guerre mondiali, che per la storia sono appena dietro l'angolo, centinaia, anzi milioni di giovani maschi erano mandati a farsi massacrare in insensati assalti frontali. Le città venivano bombardate ben sapendo di ammazzare centinaia di civili inermi. Quegli esseri umani non valevano nulla nella contabilità della guerra. Erano pedine sacrificabili, prive di valore. Erano niente, erano numeri, erano cose. Negli opifici ottocenteschi del nostro civilissimo Occidente donne e bambini lavoravano per dodici ore al giorno in condizioni infami: erano niente, sacrifici umani sull'altare di un capitalismo senz'anima. Neri e orientali delle colonie erano cose. Le ragazzine abissine erano simpatici "animaletti" da usare a piacimento e, oh certo, con gentilezza e cortesia; e per alcuni, molti italiani lo sono tuttora. Lo pensano ma, va dato atto, non tutti passano all'azione, ad esclusione di chi va in America Latina o nel sudest asiatico in vacanza a caccia di bambine di cui abusare: cose, oggetti, merce.
Valore della vita umana? Perché trasecolare se dei fascistelli palestrati, orgogliosi nelle loro pose da tronisti clonate da quelle dei loro idoli, passano all'azione? Si sentono legittimati a farlo dal clima fetido, acido, cinico e violento in cui vivono 24 ore al giorno. Ma non li sentiamo, non li respiriamo l'odio e la violenza sordi, in attesa di esplodere, che s'insinuano nelle nostre case come rivoli di vomito? Non avvertiamo il tanfo delle parole astiose, sibilate, digrignate di tanti politici e sedicenti opinionisti? Se violenza e odio sono la sintassi dei nostri tempi, e siamo continuamente invitati a pensare e parlare in questo modo, perché trasecolare in tanti stupefatti "oooh!" se qualcuno passa all'azione: c'è un filo diretto che unisce pensieri, parole e fatti.
Magari non è vero che mammina e papino dei goodfellas di Colleferro hanno detto: "Hanno ammazzato un nero, e allora?". Speriamo non lo sia. Purtroppo però è verosimile, perché è quello che pensano alcuni, molti, troppi: era un extracomunitario, quindi chi se ne importa (era italianissimo, di seconda generazione). Purtroppo, se assuefatti sono i cattivi, assuefatti stanno diventando i buoni, come se nulla fosse possibile per arginare questa deriva distruttiva e mortale. Una seconda più grande tragedia sarebbe la resa dei pacifici e miti.
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