Quando un concorso di bellezza solleva una polemica non effimera
venerdì 15 febbraio 2019
Cinici come siamo, ci verrebbe da commentare: a ciascuno il suo Sanremo (o, se si vuole, la sua Miss Italia). E invece la polemica in corso in Uganda a proposito di un certo concorso di bellezza non mi pare effimera (in senso letterale: che dura un solo giorno) come quelle che circondano i nostri massimi eventi pop. La competizione è riservata a donne "curvy", come diciamo in Occidente, ed è promossa dal ministero del Turismo. Di qui le contestazioni: vi è sottesa una marcata, e non solo implicita, mercificazione del corpo delle donne di quel paese; tanto marcata che, accanto alle organizzazioni femminili, hanno preso posizione anche esponenti di spicco sia della Chiesa cattolica, sia di quella anglicana. Così il caso ha suscitato l'attenzione dell'informazione religiosa: se ne è potuto leggere sull'agenzia Fides ( tinyurl.com/yxuofc6a ), dalla quale l'hanno ripresa sia l'agenzia Adista, sia il sito di Africa, la rivista dei Padri bianchi, e, nel mondo digitale anglofono, sul sito statunitense Crux ( tinyurl.com/yyu4tc6f ). Il sacerdote cattolico che si è pronunciato, convocando una conferenza stampa, è padre Gaetano Batanyenda. Ha 74 anni e una voce su Wikipedia ( tinyurl.com/yydqhmzw ), segno di una presenza pubblica abituale e riconosciuta in materia sociale e politica. La stessa materia che gli ha fatto prendere la parola in questa occasione. Infatti, posto che il concorso mette in gara le donne ugandesi sulla base della loro adesione a un dato tipo fisico, che ne costituirebbe il tratto caratteristico, e che il governo ha detto di sostenerlo per incrementare i flussi turistici dall'estero, egli ha commentato: «L'Uganda non è riuscita a trovare nulla di meglio da mostrare ai turisti che le nostre mogli, le nostre madri e le nostre ragazze», trasformandole appunto in "attrazioni turistiche" e rischiando in tal modo di incrementare in tal modo il turismo sessuale e la prostituzione. Nulla di effimero, come si vede.
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